lunedì 20 giugno 2011

Il danno delle promesse impossibili

Fonte: Raffaele La Capria da il Corriere della Sera

Qualcuno si era forse illuso che con l’arrivo del nuovo sindaco de Magistris il problema dei rifiuti in cinque giorni (!) — così aveva promesso — sarebbe stato risolto? Che le strade di Napoli sarebbero state, almeno quelle del centro storico, in gran parte liberate? Nonostante quel che si dice, i napoletani non credono che un sindaco possa fare miracoli come San Gennaro. Ma la domanda è: perché si fanno queste promesse quando si sa benissimo che non possono essere mantenute? Non si pensa al danno che ne deriva? E alla sfiducia che si diffonde tra la gente? La stessa promessa era già stata fatta da Berlusconi e si sa com’è andata. Conveniva ripetere lo stesso errore? Quel che tutti vorrebbero sapere e che ancora non è stato spiegato bene è: perché, a differenza di tutte le altre città italiane, a Napoli non si riesce a risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti, nonostante il danno non solo di immagine, ma economico, che ne deriva.


Perché, quali sono i fatti, quali sono i meccanismi insormontabili, per cui non se ne viene a capo. Perché prima, fino a quindici anni fa, il problema non esisteva e poi d’un tratto si è presentato in tutta la sua spaventosa evidenza? Perché chi allora era al governo della città non si è accorto in tempo della catastrofe in arrivo e non ha dato l’allarme, e non ha preso provvedimenti? Quel che stupisce delle precedenti amministrazioni è la mancanza di previsione. Non si riesce a capire per quale difetto di immaginazione un problema così enorme, che si stava sollevando come un’onda gigantesca sul futuro della città, non sia stato avvertito in tempo, per correre subito ai ripari. Non lo sapevano che bastava distrarsi un momento e l’irreparabile sarebbe avvenuto? E infatti è avvenuto. Le immagini della mia bellissima città invasa dai rifiuti corrono per il mondo, la televisione non si fa scappare un’inquadratura, una marea di pregiudizi antinapoletani si è ridestata, e sembra quasi che sia colpa loro, dei napoletani, se i rifiuti si sono ammassati nelle strade della città. Perché non lo avete impedito?, dicono. E come? Questo non lo dicono. E vien fuori l’accusa più cocente: per mancanza di spirito civico, dicono, di civile sorveglianza sul governo della città. «Cornuti e mazziati», si dice a Napoli, e così è. Così è sempre stato. Quando i nodi di una storia secolare vengono al pettine in occasioni come questa, è sempre colpa dei napoletani. Ci dev’essere stato davvero un concorso diabolico di circostanze se ancora non si è trovato il bandolo di questa mefitica matassa, e nessuno, spiegandocela, sia stato capace di districarla davanti ai nostri occhi. Le domande si inseguono: non ci sono più discariche disponibili? Perché non se ne possono individuare altre? Dovunque si prevede di aprirne una la popolazione locale si ribella: come mai non si trovano in tutta la Campania luoghi isolati che non suscitino queste forme di ribellione? E vero che tutta la Campania, il suo territorio, è stato già abbondantemente saccheggiato e malamente inquinato da rifiuti tossici provenienti dalle fabbriche del Nord? Ed esiste una mappa delle zone inquinate? E vero che in tutto questo c’entra (e quando mai no) in vari modi l’azione della camorra, che impone dovunque la sua legge? Ed è vero che l’unico termovalorizzatore, quello di Acerra, non funziona in pieno, e anche se funzionasse non basterebbe? E’ vero infine che tutt’intorno a Napoli ci sono delle vere e proprie catene montuose di rifiuti compattati all’aria aperta? Tutte queste domande vogliono non solo una risposta esauriente, ma andrebbe spiegato il come e il perché per ognuna. Il nuovo sindaco di Napoli, de Magistris, vuole la raccolta differenziata casa per casa. Ma quanti mesi ci vorranno per realizzarla? E già c’è chi dice che i camion della raccolta non possono raggiungere l’intrico di strette stradine che forma il centro popolare e più intensamente abitato della città. E poi c’è la questione della qualità dei rifiuti che, come Il crudo e il cotto di Levi-Strauss, si potrebbe dividere grosso modo in due categorie: «il secco e l’umido», intendendo per umido tutti gli avanzi di cibo. Il secco nella migliore delle ipotesi finirà in una discarica, ma quale sarà la sorte dell’umido, che va trattato e ricomposto e non può essere nemmeno bruciato in un termovalorizzatore, nessuno ce lo ha detto. Queste e altre domande incalzano, ma intanto le cose e i rifiuti per ora restano al punto di prima.

1 commento:

Simone La Mura ha detto...

il problema è che nesuno è capace di fare nulla allora se ci fosse il quorum anche alle semplici elezioni ti farei vedere nessuno va a votare e nesuno sale e allora pensano davveo di rimboccarsi le maniche. purtroppo siccome non cè allora si preferisce cambiare, la sinistra già avuta,la destra ci ha illus quindi abbiamo optato per la terza scelta vediamo cosa fà poi vedremo in futuro