Fonte: Giuseppe Guida da Repubblica NapoliSul tema del paesaggio, dei beni culturali e della loro difesa la Campania è oramai terreno di sperimentazione. Come se non bastassero i tanti territori perduti del drosscape, del rifiuto, del residuo, per le aree ancora sane e per quelle di eccellenza è in corso l' attuazione di un pericoloso patto, più o meno implicito, che sta conducendo all' erosione del sistema di tutele apparentemente preposto alla loro conservazione. L' assunto, assimilato da buona parte degli enti pubblici, è che, soprattutto in tempi di crisi, il paesaggio e i beni culturali, siano una risorsa da mettere in gioco, malleabile, e quindi manipolabile, per produrre remunerazione a breve termine. In questo scenario, Salvatore Settis, archeologo e storico dell' arte, terrà oggi, alle 10, alla facoltà di Architettura Luigi Vanvitelli della Seconda Università la lectio magistralis di apertura del Forum internazionale "Le vie dei mercanti - S. A. V. E. Heritage", giunto alla sua nona edizione e promosso dal preside Carmine Gambardella. Il tema centrale delle tre giornate di studio, che si terranno tra Aversa e Capri, è la salvaguardia del patrimonio culturale.
Oltre a centinaia di studiosi internazionali, il Forum si avvarrà dei contributi fondamentali dell' Unesco, della Fulbright Commission e dell' Ecole Nationale Supérieure d' Architecture Paris-Val de Seine. L' intervento di Settis su "La Tutela del Paesaggio nella Costituzione Italiana", si annuncia importante elemento di riflessione, soprattutto nell' attuale momento di transizione economica, dove i paesaggi, sia quelli naturali che quelli che hanno come fondamento identitario un equilibrato intervento antropico, come i centri storici o le aree rurali, appaiono sempre più l' anello debole e appetibile sulla strada della cosiddetta "valorizzazione" economica. In questa tendenza generale, la Campania, che nei beni culturali e nel paesaggio avrebbe le potenzialità per rilanciare uno sviluppo a misura dei territori e di fare del paesaggio, della cultura e della conoscenza i motori di un nuovo paradigma dello sviluppo, continua ad elaborare normative urbanistiche di deroga, piani improbabili e complicazioni legislative utili solamente alla speculazione. È di questi giorni la torsione dialettica dell' assessore regionale al Governo del Territorio, Marcello Taglialatela, che da un lato reitera l' impegno ad approvare "entro l' estate" il Piano paesaggistico che dovrebbe "difendere il territorio", dall' altro auspica una benefica "moratoria degli abbattimenti delle case abusive da parte del governo", lasciando intendere come l' urbanistica regionale sia in mani incerte e poco coerenti e, soprattutto, in buona parte in linea con la gestione già pasticciata e deleteria di chi lo ha preceduto. In maniera non dissimile, continua il tentativo, dovuto nel contempo a incapacità e malafede, di invertire l' identità di luoghi come Pompei: da simbolo esaltante del riemergere dal passato di una società e della sua cultura materiale, a triste metafora dell' incoscienza, dell' abbandono doloso e del crollo. Salvo poi vedere improbabili progetti come quelli proposti di recente dall' Università di Genova e dal Politecnico di Milano dove per le domus ricorre l' ambigua accezione di "ristrutturazione", da attuare con quasi 100 milioni di fondi che i privati sarebbero in qualche modo disposti a fornire. Così come gli allarmi sui cedimenti di alcune ville vesuviane e le decine di masserie abbandonate disperse nelle stesse aree dell ' ager campanus, che il Piano Casa ha oramai definito aree degradate (con il famigerato articolo 7) e in quanto tali suscettibili di essere saturate con edilizia abitativa, come se la bolla immobiliare ( housing bubble) fosse avvenuta su Marte e non in pieno occidente. O, ancora, la Penisola Sorrentina, dove, tra lo stupore dei turisti che ancora si prendono la briga di andarne ad ammirare le bellezze residue, è consentito costruire di tutto, distruggendo in particolar modo quanto ne rappresenta l' identità e l' eredità: gli agrumeti, gli uliveti, gli orti, le "terre murate", per lasciare spazio a box interrati e per saturare i portafogli di pochi appaltatori dal guadagno facile. Oppure, ulteriore esempio, il centro storico di Napoli. Da tassello importante di quel patrimonio dell' umanità tutelato dall' Unesco, nei mesi scorsi è diventato terreno di scaramuccia politica tra la precedente amministrazione comunale al capolinea e le ritorsioni poco equilibrate di un' amministrazione regionale miope che ha deciso di azzerare tutti i fondi già destinati al suo recupero. Anche di questo si dovrà discutere al Forum, provando ad individuare, con i rappresentati dell' Unesco, quali azioni e quali competenze mettere in campo per intercettarne le potenzialità e per non veder espulso il centro storico di Napoli dall' elenco. Insomma, se "il paesaggio è il grande malato d' Italia", come scrive Settis, la Campania è il paziente messo peggio.
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