L’intervento dell’onorevole al convegno “Proprio come te” organizzato dall’associazione “Aliante”
Castellammare di Stabia - “Un affetto speciale mi ha accolto oggi al convegno organizzato oggi al Severi di Castellammare di Stabia in occasione della Giornata mondiale delle persone con disabilità. Questo calore da parte delle famiglie dei disabili mi ha motivato ulteriormente a lavorare per loro, per vigilare sul rispetto delle leggi in vigore e per proporre misure innovative e dirompenti per il cambiamento culturale necessario al superamento di barriere mentali, fisiche e architettoniche”. È questo il commento dei Flora Beneduce, consigliere regionale della Campania, a chiusura della kermesse organizzata dall’associazione familiari disabili “Aliante”, presieduta da Patrizia De Filppo. Di seguito, l’intervento dell’onorevole Beneduce, sempre in prima linea quando si tratta di difesa de diritti e welfare. “Parlare di disabilità, o meglio di diversabilità, significa inoltrarsi su un sentiero scivoloso, in cui la retorica del pietismo può ottenere un effetto inibitore rispetto alle intenzioni e alle proposte che, da consigliere regionale, ho intenzione di avanzare – dice la Beneduce -. Credo, perciò, che sia fondamentale riferirsi alla disabilità come ad una condizione che deve essere valorizzata. Ed è nella dimensione dell’accesso che si gioca l’opportunità per l’intera società di essere migliore, di evolversi, di crescere, di superare i limiti costituiti dagli stereotipi e dai pregiudizi. Partiamo da una domanda. Chi è il soggetto disabile? L’immaginario comune lo indica come una persona seduta su una sedia a rotelle.
In realtà, il concetto di persona con disabilità è, invece, molto più ampio e comprende chiunque, in maniera permanente o temporanea, si trovi ad avere delle difficoltà nei movimenti, per esempio cardiopatici, donne in gravidanza, persone con passeggino, individui convalescenti o con un’ingessatura agli arti, obesi, anziani, bambini, ecc., o nelle percezioni sensoriali, come ciechi e ipovedenti, sordi e ipoacusici. A queste indicazioni, si aggiungono anche le persone con difficoltà cognitive o psicologiche. Ora, l'articolo 3 della Costituzione Italiana garantisce la pari dignità sociale di tutti i cittadini, indistintamente. Su questa scia, l'Italia ha poi seguito, a partire dal 1992, un lungo iter normativo a tutela dei diversamente abili fino alla legge 18 del 3 marzo 2009, che ha recepito, ratificato e dato esecuzione alla Convenzione delle Nazioni Unite delle persone con disabilità. Così l’Italia, come tutti gli Stati Parti, si è impegnata ad adottare qualsiasi provvedimento e/o iniziativa contro le discriminazioni e contro la violazione dei diritti sulle persone con disabilità e volte a promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità, impegnandosi addirittura a destinare il massimo delle risorse disponibili in questo settore. Purtroppo, nonostante tanti interventi legislativi, sussistono ancora invalicabili barriere mentali, comportamentali e sociali che ostacolano un'effettiva partecipazione alla vita sociale da parte di tutti. Frequenti sono i casi di discriminazione e di violenza – magari involontari - di ogni genere. Alle persone disabili sono negate le stesse possibilità che hanno gli altri. Qualche esempio? La quasi impossibilità di viaggiare con il trasporto pubblico, i problemi legati all’ inserimento nel mondo lavorativo, la difficoltà di accedere alla gran parte degli ambienti fisici a causa delle barriere architettoniche. Passiamo, dunque, al cuore di questo mio intervento. Cosa possono fare le amministrazioni? Un primo passo potrebbe essere quello di promuovere campagne di sensibilizzazione per mostrare quali e quante difficoltà vivono quotidianamente i diversamente abili, e, soprattutto, la loro capacità di affrontare i disagi e diventare i più strenui, inconsapevoli testimoni dell’amore per la vita, con l’obiettivo di contrastare stereotipi e i pregiudizi. In questo modo, si avvierebbe un processo di cambiamento “culturale” rispetto alla percezione del disabile: non un peso, ma una potenzialità che può esprimersi ed emergere attraverso politiche inclusive. Altro compito che spetta a noi amministratori è di vigilare e di intervenire a difesa e tutela delle fasce deboli con azioni concrete. Sarebbe necessario un'indagine conoscitiva per illustrare la condizione delle persone con disabilità che vivono nella nostra Regione. Da qui la necessità di un Osservatorio Regionale sulla condizione delle persone con disabilità, che si interfacci con l'Osservatorio nazionale, presieduto dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Un ulteriore impegno, è quello di verificare l'attuazione della legge 68 del 12 marzo 1999, “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” volta proprio all'inserimento e all'integrazione lavorativa delle persone disabili attraverso servizi di sostegno e di collocamento. Questa, infatti, ha prescritto alle Regioni di istituire il Fondo Regionale per l'occupazione dei disabili. La Campania ha prontamente recepito questa misura e, con Legge Regionale 13 agosto 1998 n. 14, ha istituito il fondo regionale per l'occupazione dei disabili e, successivamente, ha dato vita Comitato di Gestione del Fondo regionale per l’occupazione dei disabili con il compito di proporre alla Giunta Regionale la destinazione delle risorse e le modalità di monitoraggio e di verifica dei risultati. Che cosa è stato fatto fino ad ora? Ecco, perciò, il profilarsi dell’esigenza di un'attività di controllo sugli ambiti sociali e sugli enti sanitari. Bisogna accertarsi che l'erogazione delle prestazioni e l'applicazione dei diritti siano attuati in modo uniforme su tutto il territorio campano, per evitare eventuali discriminazioni anche tra disabili e disabili. Ancora, uno sguardo al mondo dell’istruzione. Con la legge regionale numero 4 del 2005, la Campania sostiene e promuove azioni per agevolare l’accesso agli studi per coloro che sono impediti da ostacoli non solo di ordine economico, sociale e culturale, ma anche legati all’accesso “materiale” agli studi. Successivamente, la legge 328 del 2000 ha demandato tale funzione alle Province e agli Enti locali e/o ambiti territoriali sociali. I Comuni, dunque, gestiscono il servizio di trasporto dei disabili alle scuole secondarie per conto della Provincia. Sarebbe opportuno, allora, che i Comuni, prima dell’inizio dell’anno scolastico, contattassero le scuole secondarie, oppure attraverso una manifestazione d’interesse acquisissero i nominativi, in modo da comunicare il tutto alla Provincia per predisporre il servizio. Infine, al pari del servizio trasporto, anche gli altri servizi di assistenza sono stati demandati ai Comuni e agli ambiti territoriali sociali, cui la Regione destina appositi fondi. Studiare le esigenze e lavorare per superare gli ostacoli alla normalità dei diversamente abili deve essere prioritario per tutte le amministrazioni e a tutti i livelli istituzionali, in modo da promuovere iniziative, attività e servizi realmente utili, funzionali ed efficienti. Tutto si vanifica, però, se le pratiche non corrispondono alle intenzioni, se la società non modifica il proprio atteggiamento mentale, se noi tutti non impariamo che la diversità è una ricchezza da spendere, non da isolare”.
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