mercoledì 18 aprile 2018

Intervista a Catello Polito - «La politica rovinata dalle faide di famiglia»

Fonte: Vincenzo Lamberti da Metropolis

Castellammare di Stabia - E' stato primo cittadino di Castellammare dal 1993 al 2002. La stagione dei sindaci, della città laboratorio politico iniziò con Catello Polito, scienziato, docente universitario, a capo del Pds e di una coalizione di centrosinistra che vinse le elezioni nell'anno in cui Bassolino dava vita al "rinascimento napoletano". Amministrazioni stabili quelle di Polito che riuscì a portare a termine due mandati. Prima che, eccetto l'esperienza di Salvatore Vozza, la sindrome dell'ingovernabilità si impossessasse di Castellammare e la rendesse la città degli scioglimenti. Lino Polito, ormai segue la politica in generale e quella stabiese in particolare dall'esterno. Che idea si è fatto? "Sono tempi confusissimi. Una situazione difficile e complessa. Dove l'ignoranza si mescola alla malafede e si agita in personaggi che giocano sullo sfondo". Ha un auspicio per la sua città e per il voto che l'attende? "Anzitutto credo che non si dovesse andare a votare subito. Non perché sia uno di quelli che crede nel potere dei commissari prefettizi. Anzi: di solito i commissari prefettizi altro non fanno che gestire, a volte bene, l'ordinaria amministrazione". E allora perché? "Perché sono preoccupato da ciò che ascolto sull'ipotesi dell'invio di una commissione d'accesso dopo le gravi accuse che gli ex amministratori si sono scambiati. Cosa succede se poi si va ad incidere su un altro consiglio comunale, democraticamente eletto e che non c'entra nulla col precedente? Perché la legge è chiara: e parla di condizionamenti e infiltrazioni nella macchina comunale. Forse bisognava attendere e aspettare le decisioni di Prefetto e Ministero dell'Interno. Alla luce del fatto che le cose di cui si parla appaiono gravissime".
 
Perché si è arrivati a questo punto secondo lei? "Vede, la politica è sempre stata una forma di egoismo mascherato. Volevi crescere e per crescere accettavi di essere un personaggio pubblico. Avevi potere, è vero, ma era temperato dall'essere utile alla comunità". Poi però qualcosa è cambiato? "Quasi alla fine della mia esperienza sono iniziate ad apparire in politica le "famiglie". In città le conoscono tutti. A quel punto, a Castellammare come credo in altre città, la politica è diventata altro. E' diventata un inseguire interessi, dove la quota personale degli interessi è stata completamente assorbita dalla quota generale". Questo ha condizionato e condiziona anche l'apporto dei giovani? "Vedo un fiorire di liste civiche: ma mi chiedo perché questi personaggi che si propongono e si sono proposti, lo fanno? Vogliono partecipare, ma hanno anche un'idea sbagliata, immaginano un apporto enorme. Non è così: da quello che ho visto in trent'anni da consigliere comunale, provinciale e sindaco. Molto spesso il lavoro dell'amministratore comunale è complesso difficile, senza soldi. Loro immaginano che scavando esca il petrolio. Hanno idea deformata. Alcuni giovani si rivolgono a questa scorciatoia, perché pensano li arricchirà. Dovrebbero imparare che la politica è ben altro". Una volta c'erano i partiti, oggi trionfano le civiche. "Ha contato molto a livello nazionale la crisi dei partiti tradizionali. A livello locale ha contato la decadenza della città, l'impoverimento di Castellammare, l'economia in crisi". Ma la crisi c'era stata anche negli anni '80? "Appunto. L’Avis, Cmi. Ma in quegli anni almeno ci inventammo qualcosa coi lavori socialmente utili, per traghettare operai usciti dalle fabbriche, quasi tutti, di nuovo alla ricollocazione. Dal settore della produzione passammo ai servizi, ma riprendemmo un'economia e, soprattutto, demmo risposte politiche. Quelle che sono mancate negli ultimi anni soprattutto a sinistra". Arrivò il contratto d'area. "Certo. E ci aiutò. Perché oggi, alla fine, si può dire che è stato un ballon d'essai, perché il porto turistico non è decollato, gli alberghi nemmeno. Ma, all'epoca, fu iniezione di risorse e energie fresche. Soldi per la ricostruzione delle terme, palazzo reale". Oggi la politica si fa sui social, invece. "E questa è una grave deformazione. Io stesso uso i social con molto sospetto. Li uso per discussioni articolate, non certo per catturare voti o altro. Continuo a vedere i social come uno strumento dopolavoristico della cultura". Il segretario cittadino del Pd lo ha usato per presentare il suo progetto di Castellammare come Nizza. Che ne pensa? "Penso che per alcuni l'apparenza è sempre meglio dell'essenza. E' tutto spettacolare. Ho letto qualcosa di questa iniziativa, ma non me ne sono interessato. Però mi da l'impressione come sempre che apparire è meglio che essere".

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