Dissesto idrogeologico. Milioni di cittadini vivono in territori ad alto rischio
In alcuni Comuni è in pericolo il 90% della popolazione
Fonte: Gaetano Angellotti da Metropolis
A fine luglio l'Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha aggiornato la mappa del rischio relativamente al dissesto idrogeologico m Italia. Il quadro che ne esce è a tinte ancora più fosche rispetto al passato. Nel 2017 infatti è aumentato il numero dei Comuni a rischio, ben il 91% (erano 1'88% nel 2015) mentre è stato calcolato che sono oltre 3 milioni i nuclei familiari che risiedono in queste aree ad alto indice di vulnerabilità. Aumenta anche la superficie potenzialmente soggetta a frane (+2,9% rispetto al 2015) e quella potenzialmente allagabile nello scenario medio (+4%). Complessivamente, sono oltre 7 milioni le persone che risiedono nei territori vulnerabili: oltre 1 milione vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata (PAI - Piani di Assetto Idrogeologico) e più di 6 in zone a pericolosità idraulica nello scenario medio (ovvero alluvionabili per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni). I valori più elevati di popolazione a rischio si trovano in Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria.
Per quanto riguarda i comuni a rischio idrogeologico in nove Regioni (Valle D'Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) abbiamo il 100% dei comuni è a rischio. L’Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la Provincia di Trento hanno percentuali di comuni a rischio tra il 90% e il 100%. Dati che dovrebbero porre in cima alla lista delle priorità delle amministrazioni l'attività di prevenzione e mitigazione del rischio, soprattutto da parte di quelli regionali. E invece, anche quando vengono avviati progetti innovativi in tal senso, molto spesso, cadono nel vuoto. Come quello avviato nel 2013 dall'assessorato regionale alla Protezione Civile (retto all'epoca da Edoardo Cosenza, presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Napoli) grazie ai quali era stato creato un sistema di presidi territoriali che costituivano un efficace metodo di monitoraggio affidati a tecnici del territorio nelle tantissime aree a rischio della regione. Un progetto poi abbandonato a seguito del cambio alla guida dell'ente regionale. «La Regione Campania - spiegava il professor Cosenza nel volume prodotto dall'Assessorato a corredo di quell'esperienza - è caratterizzata da una enorme pericolosità idrogeologica, specie a causa dei materiali piroclastici depositati dalle eruzioni dei tre vulcani attivi (Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia). Sono ancora negli occhi e nella mente di tutti le tremende immagini dell'ultima grande tragedia, italiana: l'evento di Sarno del 5 maggio 1998, con 137 vittime considerando anche le vicine Bracigliano, Siano e Quindici. In seguito alla tragedia, il sistema ha generato grandi professionalità nell'ambito della struttura commissariale, poi confluita in Arcadis (l'Agenzia Regionale della Campania per la Difesa Suolo); in particolare nell'ambito dei presidianti. Si tratta di ingegneri e geologi esperti in grado, con notevole affidabilità, l'innesco locale di frane e di improvvisi eventi idraulici e quindi di preavvisare le istituzioni competenti in tempo reale, soprattutto con il metodo osservazione e sulla base di studi e di carte di crisi create "in tempo di pace". Naturalmente esportare l'esperienza 5 Comuni a tutti i 550 della regione richiede un completo cambiamento di modello. [...] Dopo la fase di impostazione iniziale si è passati alla fase operativa, chiarendo come l'unità operativa fosse costituita da una coppia, un Geologo e un Ingegnere Civile o Ambiente e Territorio. Si è poi avviata la formazione e la specializzazione, in accordo con gli Ordini che hanno spostato in pieno l'idea dell'assessorato, mediante la Scuola Regionale di Protezione Civile. Infine, si è chiarito che l'attività dei presidianti si sarebbe svolta come volontaria». Un 'esperienza che in due anni, dal 2013 al 2015, ha portato alla formazione di 45 coppie di presidianti, che avrebbero dovuto coprire quella che è stata definita "Zona di Allertamento 3", definita «certamente la più pericolosa della Campania e d'Italia»: una zona, che, geograficamente, comprende l'intera penisola sorrentina, la costiera amalfitana, i monti di Sarno e i monti Picentini.
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