mercoledì 12 settembre 2018

La notte prima dell'inizio dell'anno scolastico

di Filomena Baratto

Vico Equense - Quando ero bambina il giorno prima dell’inizio dell’anno scolastico, smaniavo con i quaderni. Li preparavo in cartella, mettevo prima le etichette con i nomi, poi controllavo i pastelli, l’astuccio, il temperamatite, la gomma. Mi piaceva sentire il profumo della carta, e della cartella, anche se era dell’anno prima, ma senza un graffio, sempre sui toni scuri. In ultimo le penne, il diario e poi, una volta sistemata, la riponevo sulla sedia della mia camera. Poi cominciavano le raccomandazioni di mia madre su quello che non dovevo fare a scuola e come comportarmi. Si andava a letto presto, ma tenevo gli occhi sbarrati fino a tardi al pensiero di incontrare i miei compagni e l’insegnante. Il giorno prima era una confusione mentale e intorno a me, pressappoco come oggi, che sono passata dall’altro lato della barricata e nulla è cambiato. L’ansia che provano i ragazzi è la stessa degli insegnanti. Adesso ogni anno è un insieme di emozioni: di anno che avanza e del tempo che passa, di alunni nuovi sempre diversi dai precedenti, del lavoro scolastico differente da quello di una volta, di anni e anni di lavoro svolto, anche se sembra ieri la prima volta in cui entrai in una classe. Andare a letto, di questa sera, prima del solito, non è una buona idea, si rischia di non dormire. Il pensiero corre agli alunni, a come li troverai, cosa sarà cambiato, come si presenterà il nuovo anno, il programma, la paura di dover essere sempre al top per nove mesi, proprio come una gestazione (come del resto tutti gli anni).
 
E poi ti accorgi che è già passato quello vecchio e non ce ne siamo accorti: non abbiamo fatto in tempo a consegnare i registri a giugno che è già arrivato settembre. Sempre tenendo gli occhi sgranati nel vuoto della stanza immagini quando i ragazzi arrivano, alle ansie delle mamme, ai ritardatari anche il primo giorno, il traffico per la città e tu che devi anticiparti per evitarlo. Quando poi hai esaurito tutti gli aspetti, passando in rassegna ogni possibile evento, chiedi venia e vorresti finalmente chiudere gli occhi e arrivare già a domani senza più alcun pensiero che viene a inquietarti. Stai per trovare la posizione giusta e ti viene in mente ancora qualche fatto: l’alunno trasferito, i nuovi iscritti, quelli vivaci che speri siano maturati, il programma, l’accoglienza. Adesso puoi stare certa di prendere sonno ma ti accorgi che hai pensato per mezza nottata e sono circa le 5 del mattino e ti tiri addosso il lenzuolo affondando nel cuscino esausta. Ma da lì a qualche ora si scatena il putiferio: la sveglia suona, non trovi il lenzuolo e hai un freddo da Siberia, colpa del sonno perduto. Qualcuno in casa si è già alzato e accende tutte le luci come fosse Natale, e pensi sia meglio andare a fare il caffè. Cominci a sentire il traffico in strada, l’ansia sale, meno male che hai preparato già tutto. E proprio mentre ci metti tutta te stessa per alzarti, ti giunge da lontano il ricordo di quando da bambina, tutta bella linda col grembiulino bianco, ti sei sporcata di latte e sei andata a scuola con l’alone a quel punto, sperando, però, che nessuno se ne accorgesse. Hai ancora qualche minuto e lo vuoi spendere tutto per dormire ma incalza un altro ricordo quello del prof che al Liceo esigeva tutti i libri già dal primo giorno e tu passavi i pomeriggi successivi in libreria dove, dopo estenuante attesa, ti veniva riferito puntualmente che sarebbero arrivati dopo una settimana. L’ansia incombe ma se ti sbrighi a lavarti e a vestirti ce la puoi fare a trovarti in aula in tempo e così finisce l’attesa spasmodica. Per superare i momenti difficili non c’è niente di meglio che affrontarli. La notte prima è come se volessimo vedere l’anno steso ai nostri piedi a raccontarci come si presenterà. Un nuovo anno manda in apnea e non c’è verso di viverlo diversamente. Per quanto vuoi fare la disinvolta, la navigata, con tutta l’esperienza accumulata, diventi una alle prime armi, sempre preoccupata per quel che sarà. Ad ogni nuovo anno va rotto il ghiaccio, a volte si tratta di un iceberg altre volte di un cubetto. La scuola coinvolge tutti, genitori, figli, insegnanti, dove siamo tutti protagonisti. Ma per niente al mondo eludere le emozioni del primo giorno di scuola, compresa la notte. Una notte agitata è segno che siamo preoccupati e una sana preoccupazione mette in moto la nostra macchina organizzativa fisica e mentale.

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