Castellammare di Stabia - Cancelli chiusi per gli 80 lavoratori della Meridbulloni, storica azienda di lavorazione dei metalli a Castellammare di Stabia. Hanno lavorato fimo a giovedì sera senza sospettare minimamente che una guardia giurata poche ore dopo li avrebbe lasciati fuori dalla porta. Cancelli chiusi in una delle ultime fabbriche di Castellammare. “Meridbulloni non si tocca: - dice il Sindaco di Castellammare Gaetano Cimmino - nessuna riconversione dell’area, nessuna speculazione edilizia, no a scelte scellerate da parte dell’azienda, siamo in prima linea al fianco degli operai. Solo possibilità di ampliare e implementare una realtà produttiva all’avanguardia con maestranze altamente qualificate. E’ in quest’ottica che andremo a profondere tutto il nostro impegno per dialogare con l’azienda, con gli organismi sovracomunali, con le organizzazioni sindacali e con le maestranze tutte. Abbiamo già investito la Prefettura per chiedere un tavolo di confronto con azienda e lavoratori che verrà convocato a stretto giro.” La società, gestita da tre fratelli di Bergamo, ha comunicato ai lavoratori la volontà di chiudere la fabbrica e trasferirsi al Nord. Nel 2021 la fabbrica stabiese potrebbe invece essere delocalizzata nel sito di Torino. Per gli operai scatterà la cassa integrazione fino al 31 gennaio, ma avranno la scelta di "emigrare" al Nord. Ed è subito scoppiata la rabbia dei lavoratori, che hanno manifestato davanti ai cancelli chiusi dell'azienda. “Ho incontrato le maestranze – aggiunge Cimmino - al sit-in e siamo addivenuti ad una unità di intenti. Non è concepibile che un’azienda così florida ed importante da un giorno all’altro respinga gli operai ai cancelli. Lo stabilimento è un fiore all’occhiello della nostra città proprio grazie alle maestranze, che rappresentano la storia di Castellammare, che ogni giorno si impegnano nello stabilimento di corso De Gasperi.” Parla di “un fatto grave che impone la immediata convocazione dell'azienda” il governatore Vincenzo De Luca, mentre il parlamentare stabiese Catello Vitiello annuncia un'interrogazione al Mise: “Siamo stanchi di vedere gruppi economici che decidono di recidere con un colpo secco la presenza sul territorio di importanti realtà produttive che, magari, tanto hanno ricevuto in termini di contributi e di sostegno da parte dello Stato”.
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