Penisola sorrentina - Daniele Acampora è Presidente della Fondazione anti usura Exodus '94, nata per volontà dell'Arcidiocesi Sorrento-Castellammare di Stabia, titolare di un ufficio di patronato e con un passato da amministratore pubblico locale. L'insieme di queste esperienze costituisce un osservatorio privilegiato per provare a descrivere le tante difficoltà che vive il territorio, a partire dal ricorso eccessivo all'indebitamento ed anche all' usura. Quanto è grave, sul nostro territorio, la crisi sociale determinata dall'emergenza sanitaria? In un'economia votata esclusivamente al turismo, e in un territorio le cui tradizioni ed i cui antichi mestieri non sono stati valorizzati per puntare su un turismo di qualità, ma sono stati sacrificati sull'altare del turismo di massa e della crocieristica, è ovvio che la crisi economica e sociale si sia abbattuta con ancor più vigore. Esattamente un anno fa, come Fondazione Exodus 94 abbiamo lanciato l'Operazione Zarepta, per aiutare la comunità con un sostegno economico, psicologico, legale. Guardando ai numeri della sola Penisola, abbiamo incontrato 98 famiglie e distribuito circa € 150.000. Dall'analisi dei casi si è riscontrato che la pandemia e quindi la crisi economica che ne è derivata ha colpito famiglie già fortemente sovra-indebitate - e parlo sia dei grandi imprenditori che dei lavoratori stagionali. C'è ormai un'abitudine al ricorso al credito, sia bancario che di finanziarie o purtroppo usuraio, concesso spesso contro qualsiasi possibilità di restituzione, complici la negligenza degli interessati e la responsabilità di chi erogai prestiti.
La nostra società è intrisa di quelle che potremmo definire "derive del danaro": il danaro da strumento per l'accesso a beni e servizi, diviene spesso fine e quindi malattia. Sempre più spesso singoli e famiglie acquistano beni di cui non hanno bisogno o contraggono debiti superiori alle loro entrate, o accedono a prodotti finanziari dei cui meccanismi di funzionamento non hanno alcuna consapevolezza. In questo scenario il disturbo da gioco d'azzardo è una deriva estrema. Questione usura. Ce una crescita del fenomeno in questo particolare contesto di fragilità per persone ed imprese? Con un tessuto produttivo molto prospero come quello della Penisola, e tutto imperniato su un unico settore che tutt'a un tratto si blocca (per giunta, proprio sul nascere della nuova stagione lavorativa), è scontata la presenza di attori che cerchino di approfittarne. Gli sciacalli ci sono sempre, soprattutto in una terra con un'economia così volatile come la nostra. Ad inizio pandemia ci sono giunte segna- lazioni di un aumento dei prestiti usurai, chiesti anche per paura dello scenario che si delineava, oltre che per necessità. Il sistema economico in cui viviamo, in cui i consumi e il danaro sono al centro delle nostre esistenze, ha permesso che i meccanismi distorti del credito venissero accettati come normali, perché permettono a chiunque di accedere a beni e servizi anche molto costosi, non tenendo conto della effettiva capacità di rimborso del debito. Il vero problema è proprio non saper rinunciare, è porre il danaro al centro delle nostre vite e delle nostre relazioni, senza saperlo gestire. Ad esempio, non avere entrate mensili fisse, come accade ai lavoratori stagionali o ai marittimi, significa dover gestire il danaro in modo da poter coprire i costi fissi anche nei mesi in cui non si percepisce sti pendio. Ciò spesso mette queste persone in grande difficoltà, non per una scarsità del reddito in sé, quanto per un'incapacità di gestirlo adeguatamente. In questo ultimo anno, abbiamo conosciuto molte persone che, vittime di questa dina- mica, non riuscivano a spiegare come avessero accumulato tanti debiti. Come si può passare dall'assistenza della prima fase al rilancio di economia ed occupazione? Per quelle che sono le loro possibilità, gli amministratori locali hanno risposto molto bene sia alla crisi economica, prevedendo una serie di ristori, che dal punto di vista sanitario, organizzando il piano tamponi e le somministrazioni dei vaccini. L'emergenza sanitaria non accenna ad arrestarsi in tempi brevi, ma bi- sogna sfruttare questa impasse per progettare una ripresa che sia resiliente e duratura. Occorre costruire la speranza, dignità del lavoro, costruire nuovi sbocchi riscoprendo le antiche tradizioni e le peculiarità del nostro territorio in modo da creare occupazione e sviluppo sostenibili. Occorre cogliere le istanze europee che spingono a puntare sulla tutela e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale. Esistono opportunità che possono essere colte solo facendo rete e agendo in modo coeso. Al di là della retorica, abbiamo un'opportunità unica: rilanciare l'economia della nostra terra cambiando i paradigmi su cui finora era fondata. Se analizziamo le cause profonde di questa pandemia, non troviamo un pipistrello, ma un sistema che ci chiede di correre senza guardare dove andiamo, di spendere compulsivamente; forse dovremmo solo rallentare e guardare cosa ci offre la nostra terra quando sappiamo rispettarla. Posso fare anche qualche domanda sulle prospettive politiche a Piano. Visto che tra qualche mese si vota? Penso sia il tempo buono perché chi pensa di rappresentare il paese, chi ha ascoltato in questo anno tutte le richieste di aiuto, faccia un passo avanti, senza strategia o giochi di palazzo, senza remore; i migliori dovrebbe- ro mettere da parte gli interessi personali e affrontare un tempo nuovo, ricco di opportunità, e mettere a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza. Il periodo 2022/2026 darà mille possibilità basta farsi trovare pronti, allenati, e spero in una nuova economia che parta dal territo- rio, dalle mille ricchezze che offre.
Nessun commento:
Posta un commento