mercoledì 10 gennaio 2024

Un altro anno

di Filomena Baratto

Un altro anno è andato e più che eventi mi ha lasciato l’eco dei sentimenti maggiormente ravvisati nelle persone che ho incontrato o che ho avuto modo di osservare. Da un certo punto in poi gli anni volano inesorabilmente. Una volta ricordavo il fatto, il lavoro svolto, le vacanze, ora ricordo le relazioni, i rapporti con gli altri, i loro comportamenti, e come la vita trasforma cose e persone. Ricordo le espressioni, le parole dette, le emozioni provate, come mi sono sentita dopo una situazione vissuta intensamente, cosa avrei voluto esprimere e non ho detto o le parole di troppo che si potevano evitare. Credo sia dovuto all’esperienza che sposta l’asse della nostra vita in continuazione, illudendoci di conoscerla ormai bene. Ci rende forti in alcune cose e ci fa soprassedere su altre cui forse un tempo davamo molta importanza, mentre oggi leggiamo gli stessi eventi diversamente. Ricordo le persone e i loro giudizi, le loro espressioni piacevoli o quelle di mancata accoglienza, chi ha detto cosa e perché. Con la parola “esperienza” racchiudiamo un bagaglio di vita che immaginiamo ci possa aiutare in futuro. Impariamo a tollerare ciò che non ci piace o chi non la pensa come noi che non significa accettare tutto incondizionatamente. Impariamo che le persone si avvicinano soprattutto nel bisogno, i nostri pregi possono diventare difetti. E raramente ricordiamo un rapporto scevro da interessi mentre abbondano i ricordi di chi fa il discorso del do ut des, anche da chi non ci aspettavamo.

 

Non lo esprimono solo a parole, spesso lo manifestano con i fatti. E in questi malintesi, incomprensioni, divergenze di opinioni si perdono amicizie, nascono equivoci, s’inficiano rapporti. L’orgoglio e subito dopo la superbia sono gli aspetti negativi più spesso riscontrati quest’anno. Il primo fa notevoli danni con la convinzione di non dover chiedere mai, di non aver bisogno degli altri, di non palesare ciò che si prova, di non doversi spiegare: sarebbe come manifestare le proprie debolezze. Un’armatura di cui ci bardiamo alla prima difficoltà. La superbia, dall’altra parte, è sempre ben mascherata, ma sotto una finta umiltà svetta come un trofeo, straborda in modo smisurato e chi la mostra, crede di aver acquisito una tale meritata posizione od onore, da non vedere più gli altri. Quanti rapporti stentano a procedere o sono burrascosi solo per le convinzioni in cui ci trinceriamo. Quante volte pur pensandola come gli altri ci mostriamo riottosi per il gusto di contraddire. La superbia ci fa credere migliori e infallibili. Ma ho conosciuto, allo stesso tempo, anche se in minoranza, persone che sanno riconoscere e apprezzare negli altri aspetti positivi e valorizzarli. In giro vedo gente che ha solo bisogno di sentirsi benvoluta, ma al cospetto degli altri presenta la parte peggiore di se stessa. “Mai mostrare le nostre pene, gli altri prenderebbero il sopravvento su di noi”, frase che abbiamo appreso da chi può sembrare più saggio di noi. Ma se ci mostriamo per quello che siamo, non sarebbe più facile? Come fai a spiegare a tutti i tuoi stati d’animo, quello che soffri, quello che ti opprime, ciò che ti fa male? Non capirebbero, questa è la risposta. Non capirebbero perché sono diversi da noi o perché siamo noi che abbiamo paura dell’impegno di essere noi stessi fino in fondo? O forse siamo scaramantici: lamentandoci non siamo presi di mira, potrebbero metterci gli occhi addosso. La vita è fatta così, costruiamo il nostro mondo interiore contrapponendoci a quello esterno, una sorta di lotta che nel tempo monta ancora di più, nonostante l’esperienza. Altra risonanza dell’anno appena passato è la mancanza di dialogo. Confrontarsi è l’unica cosa necessaria per stare con gli altri. Milioni di rapporti saltano perché l’unico dialogo preferito oggi è quello con se stesso, presumendo di avere tutte le risposte, pure quelle degli altri. La presunzione è l’altro aspetto più ricorrente così l’invidia e l’indifferenza. L’incontro con gli altri deve avvenire su un terreno nuovo, dove mettendo forze insieme, si costruisce qualcosa di unico e di cui c’era bisogno. Questo vale per ogni tipo di rapporto. Dove non c’è il “noi” vive solo l’egoismo. L’esperienza è ciò che resta di questo tempo rapido e ingordo, che non va mai bene per il futuro, ma sicuramente ci fa stare in pace col passato. A volte una disamina di quello che abbiamo vissuto l’anno precedente può essere l’unico buon proposito per l’anno appena iniziato.

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