
Chi era presente alla riunione dei consiglieri regionali del Pd dopo l'uscita di Ciriaco De Mita, ricorda che il capogruppo
Mario Sena disse che avrebbe condotto una campagna elettorale «sobria» e certamente «non in casa di De Mita ». Ieri in un'intervista al Mattino, Mario «Amleto» Sena non ha nascosto il proprio dissidio, rispondendo sibillinamente alla domanda sulla campagna elettorale. Un atteggiamento che non comprende la sua compagna di partito
Luisa Bossa, che dal Consiglio regionale sta per transitare alla Camera. Quando venne eletto il capogruppo, la professoressa di Ercolano non votò (con Ugo Carpinelli) il luogotenente di De Mita. «Pur avendo apprezzato il grande lavoro da lui svolto in aula — ricordò
la Bossa citando San Paolo — ritengo che mettere il vino nuovo negli otri vecchi sia una forzatura». Ora pur non arrivando a chiedere le dimissioni del collega, esprime una posizione fortemente critica. «Conosco la posizione di Sena e capisco anche il suo tormento perché non si possono cancellare con un colpo di spugna tanti anni di condivisione con De Mita di idee, programmi, battaglie. Però, la scelta di accettare l'indicazione a capogruppo ha presupposto quella di stare con convinzione nel Pd, l'accettazione dell'idea di innovazione, dell'impianto programmatico, e, non ultima, della necessità di condividere la battaglia elettorale. Anche noi ex Ds abbiamo perso amici, intelligenze. Ma non per questo abbiamo rinunciato alla costruzione del Pd. Trovo singolare e strano dunque che Sena non difenda fino in fondo le ragioni e la strategia del partito». Intanto, il consiglio regionale è fermo: l'assemblea non si riunisce dallo scorso 26 febbraio che verrà ricordato più che per la presentazione della nuova giunta per il maglioncino di cachemire indossato al posto della giacca dal neoassessore Claudio Velardi. I capigruppo si riuniranno martedì prossimo per fissare il calendario delle prossime sedute. È difficile che si torni in aula prima di Pasqua. C'è chi teme che non ce ne saranno prima delle elezioni politiche. In tal caso sarebbe clamorosamente disatteso l'impegno di dare impulso ai lavori del consiglio per arrivare all'approvazione in tempi brevi di alcune leggi fondamentali, preso dal governatore Antonio Bassolino quando disse di non voler lasciare. «Certo — rincara Bossa — bisogna ammettere che la situazione è sfilacciata. Se poi anche chi come Sena, che avrebbe il dovere di dirigere i processi, ha rimpianti e rimorsi, il quadro si complica ulteriormente». Difende Sena il segretario regionale Tino Iannuzzi: «È una risorsa per il Pd perché nella fase costituente del gruppo consiliare ha dimostrato di essere uomo delle istituzioni e di partito di grande qualità». Non solo Sena nel mirino. Nel Pd si cerca di «stanare » un altro storico colonnello demitiano: il responsabile della Sanità Angelo Montemarano. A Palazzo Santa Lucia si aspettano che l'assessore faccia capire senza equivoci da che parte starà. Se non lo farà, si dice, potrebbe addirittura essere sostituito.
(Gimmo Cuomo da il Corriere del Mezzogiorno)
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