sabato 12 aprile 2008

Follini: patriarchi a casa. Il Pd ha le capacità per voltare pagina

Marco Follini ha ingranato la quarta. Spedito in Campania per far «crescere» il Pd si è calato nel ruolo con molta partecipazione e ieri sera, parlando a Vallo della Lucania ha avuto apprezzamenti per i cittadini-elettori perchè, ha detto, «mostrano di voler rispedire al mittente l'immagine disastrosa e caricaturale della Regione fatta da Berlusconi». Oltre che belle parole, però, la sua analisi è molto più problematica. E quindi severa. Ne parliamo partendo, manco a dirlo, da Bassolino. Pollice verso o assoluzione? «Nè l'una nè l'altra cosa. Non avendo mai esternato sentimenti di servo encomio nei suoi confronti rifuggo oggi dal peccato di cotanto oltraggio». Traduciamo in parole povere: non avendo fatto parte del coro degli adulatori del governatore non mi va di passare ora per chi fa professione di difesa ad oltranza. «Proprio così e poi è tempo di spersonalizzare le questioni politiche, questa è la stagione dell'autunno dei patriarchi, anche quelli giovani». Allude a Pecoraro Scanio? «Fate voi, ma consiglio in ogni caso di attendere il responso del voto. Ho fatto queste considerazioni anche dopo aver letto l'editoriale del suo giornale: condivido i punti interrogativi che sono stati sollevati, ma la risposta verrà dal voto e dai processi che il voto metterà in moto. Avendo ben presente, in ogni caso, che al primo posto c'è l'esigenza di costruire una nuova Campania e di scegliere il candidato presidente». Il vero drammatico assillo è scegliere il candidato-presidente della Regione. «Oggi il Pd è un blocco monolitico e sa fare gioco di squadra. Un aiuto, vedrete, lo darà lo stesso Bassolino insieme a Iannuzzi che sta facendo bene il suo lavoro». Parliamo di un altro mostro sacro: Ciriaco De Mita. «Mi sono impegnato a non dire una parola contro di lui, ho alle spalle anni di amicizia e di rispetto nei suoi confronti». Mastella, invece, lo ha cercato più volte. E anche Pierferdinando Casini non disdegna. Sono tutti amici suoi, non parliamo neanche di loro? «No, di loro possiamo parlare e soprattutto di Casini anche per rispondere a un suo collega che ha detto che tra me e lui non ci sono differenze perchè diciamo le stesse cose di Berlusconi. Le differenze ci sono, eccome: io ho camminato solo con le mie gambe, per Casini, al contrario, ha deciso Berlusconi. È tutta un'altra storia, insomma». (C. F. da il Corriere del Mezzogiorno)

Quindici anni da superare
Napolionline - la citta vista da dentro - sabato 12 aprile 2008

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