Ma davvero la strada del Pd per recuperare forza e vigore politico dopo la sconfitta elettorale del 14 aprile passa per il Governo ombra? Può anche essere. Ma a condizione che quella dello Shadow Cabinet non sia soltanto una trovata propagandistica per spostare l'attenzione da quello che potrebbe e dovrebbe essere un dibattito interno anche aspro in vista della scelta (magari congressuale) del gruppo dirigente di quello che, al momento (il Pdl non si è ancora formato) è il maggior partito italiano. Certo l'idea di una struttura "ministeriale" che ribatta colpo su colpo, in modo il più possibile costruttivo possibile, alle iniziative del Governo del centrodestra è tutt'altro che campata in aria. In Gran Bretagna è in uso da tempo. Da noi i precedenti non sono illustri. Ci provò Achille Occhetto ai tempi della sua segreteria e i risultati non sono stati esaltanti. Per tornare ai giorni nostri va segnalata una certa riluttanza di autorevoli dirigenti del Pd (D'Alema ha subito escluso una sua partecipazione) a diventare ministri ombra. Magari sulla base del ragionamento che è meglio essere dirigenti nella segreteria o nell' esecutivo di un partito vero piuttosto che ministri di un governo finto. Insomma, il problema del Pd è soprattutto quello dei suoi assetti interni. Perchè è vero che il partito già c'è e che Veltroni è stato eletto dal popolo delle primarie (oltre tre milioni), ma è altrettanto evidente che un congresso ancora non c'è stato e che il gruppo dirigente dovrà essere legittimato in quella sede, anche se per ora si dice che le prossime assise saranno tematiche. In fondo potrebbe essere proprio Veltroni ad avere interesse a guidare un partito che sia il più solido e il meno liquido possibile. Anche se per ottenere questo risultato bisognerà fare i conti con le correnti interne, della cui esistenza, al momento nessuno sembra dubitare. (di Guido Compagna - Il Sole 24ore)
Road map
Campania - Entro giugno la creazione dei circoli e dei coordinamenti comunali e l’approvazione in assemblea regionale dello Statuto; entro luglio l’elezione dei segretari provinciali: è la road map indicata dalla direzione regionale del Pd. I coordinamenti saranno eletti con le primarie. Il regolamento prevede le liste bloccate ma ogni provincia, con maggioranza dei due terzi, può introdurre le preferenze. Con le stesse primarie saranno eletti anche i delegati provinciali che, sommati ai rappresentanti di ogni provincia nell’assemblea regionale, eleggeranno i segretari provinciali.
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