mercoledì 16 luglio 2008

D’ Alema sta tagliando l’erba sotto i piedi di Veltroni

Ieri si è svolto a Roma, al residence di Ripetta 14, un convegno della Fondazione Italianieuropei di Massimo D’Alema al quale partecipano altre 13 associazioni (leggi: correnti) sul tema, non certo nuovo, delle riforme. Al convegno ha aderito anche il segretario del Pd, Walter Veltroni, che, non si sa a che pro, ha chiarito ai cronisti che non si tratta di un “convegno” ma di un semplice “seminario”. Con questa sottile distinzione, da dibattito sul sesso degli angeli, di cui peraltro ci sfuggono i contorni, Veltroni ha voluto dimostrare, per via traverse, ciò che tutti hanno capito da tempo e cioè che, con questi incontri, siamo di fronte a un balletto politico con finalità diverse da quelle dichiarate. Un balletto però nel quale, anche se non lo rileva nessuno, la musica la suona D’Alema. L’unico che lo ha rilevato, nero su bianco, e con una prosa ineludibile, perché chiara, è stato il braccio destro di Romano Prodi ed ex ministro della difesa, Arturo Parisi, che, in una lettera pubblicata ieri dal Corriere della sera, ha precisato che “D’Alema, sia pure al riparo di 14 sigle, è il protagonista della giornata”. La battaglia di D’Alema per indebolire Veltroni dura da un quarto di secolo ma adesso ha assunto delle soffici proporzioni deflagranti. Soffici perchè D’Alema, di fronte a coloro (anche se sono pochissimi quelli che osano dire ciò che vedono) che gli chiedono se vuol mandare a casa Veltroni per prenderne il suo posto, si mette a guardarli in tralice sopra i suoi occhialini, fa l’aria stupita di chi vorrebbe dir loro, paro paro, che non capiscono un tubo, ma poi si trattiene e, se può, si allontana, liberandosi così dall’obbligo e dalla fatica inutile di rispondere a un imbecille. Ma le cose però stanno cosi. Veltroni è accerchiato dagli ex prodiani (e la loro offensiva può essere fastidiosa ma non è certo invincibile) e dalla molto più pericolosa galassia che sta coagulandosi attorno a Massimo D’Alema che è invece pericolosa anche perché costoro continuano a negare le loro intenzioni. Accusano Veltroni di aver costruito un partito liquido, privo di sedi dove maturare programmi. Allora Veltroni propone (o minaccia) un congresso del Pd. Ma loro replicano che si farà, certo, ma solo dopo le elezioni europee dalle quali Veltroni uscirà verosimilmente impresentabile. Allora Veltroni va avanti per la sua strada. Ma, a questo punto, i dalemiani, pur di far chiarezza, si dicono disposti di fare subito il Congresso del Pd. In attesa, fanno dei mini-congressi come quello di ieri in via Ripetta, dove il segretario del partito viene accolto, non come leader, ma come ospite. Con una tecnica del genere, anche un molare cade senza anestesia. (Pierluigi Magnaschi - Italia Oggi)

Pd, Parisi non si arrende: lettera alla base

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