venerdì 15 agosto 2008

Il leader spazzino e il travaglio del Pd

Un ferragosto addietro si discuteva delle candidature alla guida del Partito democratico, in vista delle primarie di ottobre dello scorso anno. Ed era un discorso intrecciato tra Napoli e Roma, perché la nostra città, che è sempre stata un laboratorio politico per la capitale, viveva sull´asse di potere Bassolino-De Mita, cioè sul patto di ferro tra due esponenti esemplari delle due anime prevalenti, comunista e democristiana, che avrebbero dato vita al nuovo partito. A distanza di dodici mesi, sembra che nel Pd nazionale sia cambiato poco. La segreteria Veltroni, nata dalle primarie con abissali vantaggi sugli altri concorrenti, Rosy Bindi ed Enrico Letta, non è riuscita a dare al partito una identità riconoscibile, al punto che si aspetta messianicamente il prossimo primo congresso. C´è chi ipotizza una sostituzione del segretario in carica. E tra i nomi che si propongono, considerando che D´Alema preferisce il ruolo di padre nobile, riemergono quelli della Bindi e di Enrico Letta, oltre a quello di Bersani, che si era ritirato l´anno scorso appunto per non intralciare la marcia di Veltroni. A fare da cuneo a Roma per suscitare lo spirito di reazione del Pd avrebbero dovuto essere le ripetute sconfitte elettorali inflitte dal centrodestra e la polemica sull´azione del governo Berlusconi, che tuttavia a Napoli ha trovato nell´opinione pubblica il terreno più fertile per altri consensi alla maggioranza che lo esprime. Ed ora conta estimatori anche sulle colonne, di solito ipercritiche sui fatti italiani, di "Newsweek". Ma è proprio a Napoli che lo scenario di base è mutato, rispetto a Roma, al punto che la città dovrebbe esprimere una controtendenza utile a far da lepre al rinnovamento nazionale del quadro politico. Gli elementi napoletani di novità sono due, e riguardano il vecchio blocco di potere, minato nelle fondamenta, e la vacuità accentuata del berlusconismo, che comincia a far riflettere alcuni settori dell´apparato politico e della società civile. Primo elemento. De Mita, in rotta col Pd, rivitalizzato o meno da un corpo dotato di scarsa linfa come l´Udc di Casini, appartiene ormai al passato e non può più offrire un valido sostegno di potere a Bassolino, col quale ha dato vita a un quindicennio di mutuo soccorso. E la stessa diagnosi va fatta per Mastella, negli stessi anni rinforzo non irrilevante dell´asse centrale di governo in Campania. Analogamente, va considerata in definitivo declino la parabola bassoliniana, sfiancata dalla vicenda rifiuti. I tentativi del governatore di tornare a galla cercando di recuperare le vecchie alleanze o ancorandosi alla boa offertagli da Berlusconi, non sembrano destinati ad avere un successo che possa, semmai, travalicare la stagione d´uso dei nuovi contributi europei. Resta l´enfasi berlusconiana, di cui qualcuno in città comincia a rendersi conto, perché in periferia e nell´hinterland i rifiuti non sono scomparsi, perché la sicurezza in strada e nei posti di lavoro è ancora un miraggio, perché il governo toglie con una mano quanto dice di elargire con l´altra, perché Napoli registra con Cagliari il più alto tasso d´inflazione. Di qui i primi segnali di riscossa, nelle parole di politici come Nicolais o Bossa, De Luca o De Franciscis, di intellettuali come Masullo o De Giovanni, di imprenditori come Giustino o Lettieri. Occorre ora che i segnali si traducano, a settembre, in azione politica, a partire da un vasto ricambio di vertici intermedi. Perché ormai ha stancato anche i più ingenui un leader "spazzino", ancor più di un leader "operaio" o "soldato". (Augusto Muojo da la Repubblica Napoli)

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