domenica 15 febbraio 2009
«Niente guerre di liste né candidati piovuti dal cielo»
A Napoli da poco più di un mese, Enrico Morando presenta il programma del Pd e traccia un primo bilancio da commissario. «È il nostro programma, il programma del Pd, al quale il candidato presidente potrà attingere. E lo stesso vale per le altre forze politiche: non pretendiamo che il nostro sia il programma dell’intera coalizione». Una coalizione dai contorni non ancora definiti. Il percorso verso l’alleanza è più complesso del previsto? «Con i segretari degli altri partiti ho già avuto un incontro. C’erano tutti, tranne Udeur e Comunisti italiani. Ho proposto loro, tra l’altro, di fare le primarie di coalizione. I partiti hanno chiesto una pausa di riflessione ma i primi riscontri mi sembrano positivi». L’Udeur sembra già fuori dalla coalizione. «Per ora so solo che non ha partecipato alla riunione. Mi auguro che la prossima volta ci sarà. Non snobbiamo nessuno e insisto perchè sieda al tavolo». Con l’Udeur in bilico e con l’Udc che andrà da sola, tra i moderati del Pd c’è il timore di una coalizione sbilanciata a sinistra. Come ribatte? «Il Pd è un partito di centrosinistra e non di sinistra. Punto. Chi sostiene il contrario sottovaluta qual è la natura stessa del partito. Detto questo, mi auguro che l’Udeur voglia continuare a stare insieme. Così come mi auguro che con l’Udc ci sia un confronto serio sul programma per verificare se esistono le condizioni per una intesa immediata. Fermo restando che sia con l’Udc che con forze della sinistra che ritenessero di dover andare da sole, si potrebbero registrare intese al secondo turno». Un altro tema delicato, le liste. C’è un pressing perchè a fianco a quella del Pd ce ne siano altre. Conferma la sua contrarietà? «Più volte ho pubblicamente detto che non mi convincono più liste intorno a quella del Pd. La lista del Partito democratico sarà una e dovrà essere costituita evitando che le candidature appaiano paracadutate. Nei collegi il Pd dovrà candidare uomini e donne che siano espressione di quei territori. Per altre operazioni non c’è spazio. A meno che il candidato presidente non vorrà far interpretare con una sua lista un civismo che non trova espressione nella lista del Pd. Ma, chiarisco, questa lista la fa il candidato presidente e non il Partito democratico». Lei ha proposto le primarie di coalizione. Ma se ci fosse, oltre a Nicolais, un altro candidato del Pd? «Non sarebbe un problema, ma mi auguro che si possa avere una candidatura sulla quale la convergenza dei militanti del Pd sia molto ampia». Il partito è commissariato, Veltroni e D’Alema intervengono spesso su Napoli. C’è una delegittimazione della classe dirigente napoletana? «Ho sentito molte lamentele per un presunto disimpegno dei vertici nazionali del partito rispetto a Napoli e alla sua provincia. Le visite di Veltroni e D’Alema, il loro interessamento provano il contrario. Certo, riconosco che commissariare è un trauma, è una lesione dell’autonomia. Ma si è ritenuto che fosse indispensabile farlo e sono io il primo a sostenere che il commissariamento debba durare poco». Ha già in testa il nome del nuovo segretario? «Ho dedicato la mia attenzione ai tre punti che indicai al momento dell’insediamento: radicamento del partito (entro il 20 febbraio avremo i coordinatori in più di cento circoli); conferenza programmatica; alleanze e primarie per le provinciali. Esaurita questa fase affronterò il resto. Ma sin da ora dico che lavorerò a una candidatura di larghissima convergenza perchè questa è la condizione per poter procedere». Anche Bassolino auspica un segretario unitario. Con il governatore c’è sintonia? «Sto ricevendo l’aiuto che mi aspettavo e penso che anche sulle scelte programmatiche si possa sviluppare con lui una interlocuzione. Lo stesso vale anche per la Iervolino». (Paolo Mainiero il Mattino)
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