Ieri su Facebook abbiamo condiviso la storia di Stefano Cucchi. Tutto comincia, quando i carabinieri fermano il ragazzo nella notte tra il 15 e il 16 ottobre a Roma con addosso venti grammi di droga. Il 22 mattina, Stefano è già un cadavere sul tavolo dell'obitorio, scavato oltre la sua naturale magrezza, con il volto e il corpo tumefatto. Monsignor Giorgio Caniato, ispettore generale dei cappellani italiani del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, non accusa nessuno ("bisognerà fare luce su una grave vicenda che si doveva evitare") ma, parlando con l'ADNKRONOS, non può ignorare le immagini del giovane morto dietro le sbarre. "Le botte gliele hanno date sul serio e anche forte. Non è certamente caduto dalle scale". Avendo alle spalle tanti anni di lavoro con i carcerati di San Vittore, monsignor Caniato può fare alcune supposizioni: "il ragazzo è stato picchiato per un motivo specifico. Potrebbe essersi trattato di un regolamento di conti e la mia è solo una supposizione o per un motivo di puro istinto. Si può pensare a tutto, ma certamente c'è stata una superficialità collettiva - ribadisce l'ispettore dei cappellani - Una certa responsabilità della struttura ci deve essere". Le foto, pubblicate da molti quotidiani, del corpo di Stefano orribilmente deturpato da evidenti percosse destano orrore. I nostri utenti su Facebook si sono divisi: Per qualcuno farle vedere è inaccettabile, per altri "è giusto che certe cose si sappiano". "Mi sa che si sta un po' perdendo il senso delle cose e il valore che esse hanno... – dice Gino - da un lato c'è una storia che deve essere chiarita perchè ha molti lati oscuri ed è giustissimo che si indaghi anche a fondo per fugare ogni dubbio e dove vi fossero delle colpe punirle seriamente... dall'altro c'è un modo di denunciare le cose che ormai ha superato il limite della decenza! Non è far vedere il corpo di questo ragazzo che cambierà le cose! Non si può un giorno vedere come un killer ammazza la sua vittima (ma non bastava solo far vedere un fermo immagine ingrandito per cercare informazioni????) e il giorno dopo il corpo di un ragazzo martoriato prima da non si sa cosa o chi e poi da una autopsia. Il vedere queste cose non eviterà che succedano e non sensibilizzerà l'opinione pubblica (banalmente tutti già sappiamo che non si devono picchiare le persone e ancor più ucciderle e che queste cose non le possono fare neanche i poliziotti). Invece prendiamocela con chi insabbia queste cose, con chi non le punisce a dovere, con chi le vede e non parla. Chiediamoci il perchè se prendono un killer dopo due giorni è fuori, chiediamoci perchè se uno, chiunque esso sia, picchia una persona non si fa neanche un giorno di galera, chiediamoci perchè nessuno di noi è più capace di discutere ma solo di contestare(urlando magari o anche di più....) e ancor peggio di contestare prevaricando sulla libertà degli altri. Ormai si pensa che solo infastidendo la massa si possa ottenere qualcosa (vedi scioperi selvaggi che a fronte di motivazioni anche giustissime creano disagi enormi a tutti gli altri lavoratori). Discutiamo, parliamo, protestiamo, ma prima di tutto cerchiamo di essere onesti, civili e rispettosi degli altri nel nostro piccolo. Cerchiamo di non essere superficiali nel nostro modo di affrontare la nostra vita prima di tutto. Battiamoci per questo. La società è come una piramide, più grande sarà la parte della base onesta e civile e più possibilità avremo di essere guidati forse tra 20/30/40 anni da persone oneste e civili. E' troppo facile stare qui a protestare ma di fatto aspettare che le cose ci piovano dal cielo. Combattiamo nel nostro piccolo, iniziamo prima noi e le nostre famiglie ad essere civili e rispettosi, poi portiamo il nostro esempio ai nostri vicini, ai nostri amici e spieghiamo le nostre ragioni per convincerli a fare lo stesso. E noi di Vico Equense – conclude Gino - in questo senso siamo dei fortunati anzi fortunatissimi, perchè partiamo da situazioni ambientali che ci facilitano la vita. Questo a mio avviso è l'unico modo di far cambiare le cose!!!!" Siamo certi che se una madre decide di mostrare suo figlio martoriato, è perché ci sono delle domande che devono avere una risposta.
Dossier Morire di carcere: 146 decessi nel 2009
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