sabato 11 settembre 2010

Atrani: "Disastro annunciato"

Tutti i quotidiani dedicano spazio alla tragedia di Atrani, le ricerche di Francesca Mansi, la 25enne dispersa da venerdì dopo un'ondata di fango causata dal fiume Dragone sono riprese. Sul posto, come conferma la centrale operativa dei Vigili del fuoco di Salerno, sei squadre stanno continuando a scavare tra fango e detriti. Tanti i cittadini che stanno supportando l'azione dei vigili del fuoco. Da Repubblica arriva la denuncia di geologi e ambientalisti: "Il territorio della costiera amalfitana è stato martoriato dall'abusivismo edilizio", racconta il capitano Alessandro Furnò, della sezione operativa navale della Guardia di finanza di Salerno. "Qualche anno fa proprio il nostro gruppo è intervenuto sul Dragone per sequestrate una casa abusiva costruita sull'alveo del torrente". La storia della speculazione corre in parallelo a quella dei disastri: dall'alluvione del 1954 che colpì la Costiera amalfitana e Salerno provocando più di 300 vittime alla tragedia di Sarno, nel maggio del 1998, quando un'altra valanga di fango uccise 137 persone distruggendo centinaia di case. Il caso di Atrani è oggi un esempio da manuale che mostra cosa succede quando si ignorano le leggi fisiche che governano il territorio. Il paese, uno dei due più piccoli d'Italia, è nato con poche case che spuntavano ai lati del Dragone e per secoli gli abitanti hanno convissuto con le piene che ogni tanto spazzavano il letto del torrente. L'economia girava attorno alle cartiere: era un mondo che conosceva l'acqua, la temeva ma la sapeva anche utilizzare. All'inizio del Novecento si volta pagina e comincia l'espansione rapida. All'inizio del paese, verso monte, il letto del torrente viene trasformato in strada e si scava un tunnel per farlo passare sotto l'asfalto. Allontanata l'acqua dagli occhi, si comincia ad ignorarla costruendo sui terreni che prima facevano da cassa di compensazione per le piene.


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