giovedì 9 settembre 2010

Cossiga non c'è più ma la vigilanza sotto casa resta

Francesco Cossiga è morto il 17 agosto scorso. Ma il servizio di vigilanza davanti alla sua residenza romana è rimasto. Tre turni al giorno, pattuglie che montano e smontano anche nel cuore della notte. Perché? Gli abitanti del quartiere Prati se lo chiedono da giorni e non riescono a darsi una spiegazione. «La scorta - si fa sapere dal Comando provinciale dei carabinieri di Roma - è stata immediatamente sospesa, una decisione presa in automatico, ma in questi casi il servizio di vigilanza continua anche se il termine è già stato fissato». Nel quartiere la presenza dell’ex presidente emerito non passava inosservata. Agli uomini della sicurezza raccomandava il massimo della discrezione ma non potevano farsi trasparenti. Una Fiat Punto con due carabinieri a bordo staziona ancora giorno e notte, 24 ore su 24, davanti al civico 77 di via Ennio Quirino Visconti. Intorno ai militari da qualche giorno si formano capannelli di curiosi. Vogliono capire, sapere come mai stanno ancora lì. E’ l’ultimo mistero che il presidente solleva anche da morto. «Se lui ci fosse ancora, conoscendolo, se lo chiederebbe, picconerebbe...», chiosa Mario Tarantino, 55 anni, titolare del ristorante dove l’ex capo dello Stato pranzava quasi sempre e che si trova proprio di fronte. «Ma non li hanno avvisati? Non sanno che il presidente è morto?», sembra indignarsi invece Maurizio, che abita nella stessa via. Altri non la pensano allo stesso modo: vorrebbero che i carabinieri restassero ancora a lungo. Una questione di sicurezza che non ha niente a che vedere con il caro estinto. In realtà, si mormora, a giustificare la presenza continua dei carabinieri è soprattutto la necessità di presidiare i documenti e l’archivio che ancora si trovano nell’abitazione. Non è un mistero che Cossiga collezionasse dossier e fosse a conoscenza di molti segreti. Inoltre, a quanto pare, utilizzava tecnologie sofisticate ed era un noto radioamatore. Per entrare nell’appartamento si starebbe aspettando il ritorno del figlio Giuseppe, sottosegretario alla Difesa e parlamentare pdl. «La domenica mattina il presidente Cossiga riceveva tante visite e qualche volta si faceva portare anche il pranzo», ricorda Tarantino, titolare dell’“Ambasciata di Capri”. All’ingresso del locale le foto del presidente seduto al suo tavolo, il numero 21, sembrano reliquie. Con Parisi, Mastella, Stefania Craxi, Pippo Baudo. «Veniva quasi tutti i giorni e appena arrivava chiedeva di spegnere la musica. Ma era cordiale e amava scherzare. Venne anche a Natale, pranzò da solo». (di Claudio Marincola il Messaggero)

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