venerdì 20 maggio 2011
Disastro ambientale, chiesta la condanna per Demetra
Sorrento - La procura di Torre Annunziata ha chiesto la condanna per i vertici della Demetra Service imputati dinanzi al tribunale oplontino per aver avvelenato le acque della costiera sorrentina. La pubblica accusa ha chiesto condanne dure per tutti i presunti responsabili del disastro ambientale provocato dai conferimenti illegali. Chiesta una condanna a quattro anni e quattro mesi di carcere per Pasquale Ciampa, titolare della Demetra Service, Raffaele Magno, amministratore, e Giuseppe Sorrentino dipendente della ditta di smaltimento. Tre anni e sei mesi è stata invece la richiesta avanzata per Catello Apuzzo, Giuseppe Esposito, Antonio Pietro Messere, Alfonso Montagna e Antonino Trenga, tutti lavoratori della ditta e coinvolti a vario titolo nella vicenda. A formulare la richiesta di pena è stata il sostituto procuratore Stefania Di Dona che per i vertici dell'azienda ha formulato le ipotesi accusatorie di associazione a delinquere, violazione delle norme ambientali e truffa aggravata nei confronti della Gori, costituitasi parte civile nel procedimento. La Demetra gestiva lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti speciali e industriali e si occupava per la Gori del ciclo integrato delle acque pubbliche. Un ruolo di primo piano, visto anche il finanziamento pubblico di cui godeva, e di fondamentale importanza per la salute pubblica. In barba al proprio ruolo, l'accusa ipotizza che per risparmiare nel trattamento la ditta versava direttamente i liquami provenienti da Capri e dalla penisola sorrentina, senza trattarli, addirittura nelle fogne comuni. Altre sostanze sarebbero sì state trattate in impianti, ma classificate in maniera diversa in modo tale da risparmiare sul costo del trattamento. L'inchiesta durò sette mesi e partì nel 2007. Protagonista insieme alla procura oplontina, la Guardia di Finanza stabiese che scoprì l'illecito. Una vicenda gravissima che comportò nove ordinanze di custodia cautelare per altrettanti imputati che adesso attendono il verdetto. (Fonte: Vincenzo Sbrizzi da il Mattino)
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