mercoledì 1 giugno 2011
Imparato: io, diventato attore grazie a questa fabbrica
Castellammare di Stabia - Gianfelice Imparato, classe 1956, attore di teatro e cinema e commediografo anche «grazie» ai cantieri navali di Castellamare. In che senso? «Nel senso che mia madre lavorava come segretaria nell’ufficio acquisti del cantiere e mi ha sostenuto, dapprima all’università, che ho poi abbandonato, poi negli anni in cui ho abbracciato il teatro. Ma nel cantiere lavorava anche il fratello di mia nonna che viveva con noi, lui era il capo della sala traccio, riproduceva i pezzi delle navi in scala, ricordo i suoi strumenti, i righelli, i pesi... oggi basta inserire le misure nel pc». Da qualsiasi angolo della città si vede lo stabilimento. «Infatti, è fortemente radicato nella cultura cittadina ed è questa che bisogna difendere. Gli operai erano fieri del lavoro e una volta usciti dal cantiere li sentivi parlare della nave e si avvertiva quando erano felici perché la nave più sofisticata era stata assegnata qui e non a Monfalcone. Oggi il cancro concettuale è sintetizzato nell’espressione del ”che tengo a vedè”». La commessa Deiulemar potrebbe aiutare? «In Regione non hanno parlato di soldi, ma sicuramente l’armatore chiederà un prezzo che sia competitivo con quello proposto dai cantieri asiatici, quindi siamo in stile Marchionne: o si lavora a queste condizioni o si va fuori». Il cantiere potrebbe non essere più la base dell’economia locale? «Il problema degli ultimi 30 anni è che il motore dell’economia non è più il lavoro ma la finanza. In una società sana il mercato è il lavoro, e secondo me gli operai fecero bene ad opporsi alla quotazione in borsa non solo per un’eventuale perdita d’identità della fabbrica ma anche perché un’operazione del genere avrebbe compromesso il lavoro». (Fonte: m. e. da il Mattino)
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