Raffaele Lauro |
3 - Secondo Lei sarebbe opportuno separare il ruolo sociale dell’istituto di credito dalla spietata banca d’affari? Non è opportuno, ma essenziale. Non si può ripetere l’inganno di strutture bancarie che vendono a risparmiatori ignari prodotti ad alto rischio, come i cosiddetti derivati, soltanto per svuotare i loro portafogli di titoli tossici. Il punto nodale, tuttavia, sarà il rapporto funzionale dei sistemi bancari e della finanza con l’economia reale. Se la finanza diventa una sovrastruttura, che alimenta sé stessa, un castello incantato di illusioni, allorquando scoppiano le crisi e crollano le illusioni, ne viene sconvolta anche l’economia reale, con i processi recessivi e di stagnazione economica. 4 - Pensa che la finanza possa continuare a manovrare l’economia del mondo basandosi su prodotti tanto devastanti? Dove si arriverà di questo passo? Se, nell’ambito del G20, i paesi industrializzati maturi, in crisi, e i paesi emergenti, guidati dai BRICS, non troveranno le intese per regolamentare l’economia globale, i mercati, la finanza e il sistema monetario internazionale, si determinerà quella tempesta perfetta, paventata dall’economista Nouriel Roubini, cioè il caos, con tutte le conseguenze politiche, istituzionali e sociali, che si possono immaginare. 5 - Quale soluzione proporrebbe per rilanciare l’economia italiana? Fare le riforme strutturali, che anche i paesi emergenti hanno realizzato prima del 2000. Riformare le istituzioni, rendendole più leggere ed efficienti. In attesa di questi passaggi, se fossi ministro dell’Economia e delle Finanze, la prima, ma non l’unica, misura-choc da varare sarebbe l’abbattimento radicale dell’incidenza fiscale e contributiva, sulle imprese, a favore di nuove assunzioni, giovanili e femminili. 6 - Il gioco d’azzardo, lasciato a un così facile utilizzo, pensa che sia immorale e socialmente devastante? Il gioco d’azzardo, sul quale ho combattuto, da sette anni, una battaglia senza quartiere, sta devastando socialmente le famiglie italiane, i soggetti deboli e tutto il nostro paese. E’ il paradigma della crisi e delle contraddizioni italiane, alimentato dalla recessione economica e dalla precarietà reddituale dei ceti medi. Le lobby dei concessionari del gioco e la criminalità organizzata, che ne controlla il reticolato sul territorio nazionale, hanno impedito la regolamentazione del settore. Basta girare per le periferie delle città italiane, e non solo, per rendersi conto che l’Italia è diventata un far west, con eleganti sale da gioco dappertutto e con new slot infilate nell’ultimo bar di montagna. Le entrate fiscali, ricavate dal gioco d’azzardo, sono in calo, e presto i costi sociali per curare i malati patologici si incaricheranno di dimostrare quale cattivo affare sia stato, per le casse pubbliche, avere dilatato all’infinito questo settore (il mercato del gioco, cosiddetto legale, naviga verso i 100 miliardi di euro). I colpevoli sono noti, di centro destra e di centro sinistra: i ministri dell’Economia e delle Finanze Visco, Tremonti, Monti e Grilli meriterebbero di essere processati dal tribunale dei ministri, prima che dal tribunale del popolo. Tutti i miei appelli, le proteste o le proposte sono caduti nel vuoto. Non faccio, per carità di patria, alcun cenno al gioco d’azzardo on-line o clandestino, gestito direttamente delle mafie. 7 - Per passare a un tema non certo più facile, quali sono secondo lei le priorità per dare un futuro a una terra martoriata come quella della Campania? Legalità, legalità, legalità! Lavoro, lavoro, lavoro! Trasparenza, trasparenza, trasparenza! 8 - Lei pensa che la maggior parte dei mali italiani derivino dall’inciucio/corruzione politico e istituzionale o dagli italiani stessi che si plasmano perfettamente su questi mali? Il ceto politico, ancora dominante, è la perfetta espressione delle tre malattie italiane (familismo, nepotismo e clanismo), per le quali il merito segue e non precede i legami di sangue, di gruppo, di loggia massonica o di clan. La diffusione e il radicamento della criminalità organizzata calabrese, ad esempio, su tutto il territorio nazionale, hanno esportato la filosofia delle ‘ndrine, cioè di gruppi chiusi che tutelano se stessi ed i loro affari, incuranti della società, che viene considerata solo ai fini dello sfruttamento, con l’uso del ricatto, della forza e della violenza. È stato smarrito il concetto di bene comune e le cause della crisi italiana sono diventate etiche e, oserei dire, esistenziali per il futuro della nazione. L’unica speranza restano i giovani, che dovranno cacciare, al più presto, un ceto politico autoreferenziale, fatto di caste e dominato da interessi particolari. Ho sperimentato sulla mia pelle, anche se consapevolmente, il potere di queste caste privilegiate e come, anche i vertici istituzionali, ne risultino condizionati, contagiati ed infiltrati. 9 - Se le chiedessi “Senatore scriva su queste pagine ciò che le ha lasciato maggiore amarezza” da quale inizierebbe? Nasco filosofo, prima di aver studiato economia, e ho letto, con rigore, le opere di Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Niccolò Machiavelli e Tommaso Moro, tanto per citare i maggiori. So bene quale sia il destino degli utopisti e dei riformatori. Fortuna che, almeno per ora, non siano più in uso la tortura, il rogo o la decapitazione. Quindi non ho alcuna amarezza da denunciare. Guardo la realtà con occhi disincantati. Non posso negare, tuttavia, la mia grande apprensione per il futuro dell’Italia e per quello delle giovani generazioni, di fronte allo spettacolo di un nuovo governo, anch’esso inetto, incapace e condizionato, frutto di compromessi innominabili. Basterebbe che riformasse la legge elettorale e consentisse al popolo sovrano di rivotare, al più presto, anche un’Assemblea Costituente, in grado di riformare, seriamente, la nostra carta costituzionale e le istituzioni, centrali e periferiche dello Stato. Altrimenti, l’Italia resterà sempre più il grande malato d’Europa, l’Europa il grande malato dell’Occidente e l’Occidente il grande malato del mondo. * Già Senatore della Repubblica, Prefetto e Capo di Gabinetto del Ministero dell’Interno.
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