Vas contro l’ipotesi di abbattere il gigante di cemento e realizzare un’opera pubblica
Fonte: Salvatore Dare da Metropolis
Vico Equense - «Una follia. Abbattere l’Ecomostro,
espropriare l’area e
costruirci un’altra maxi opera,
ma di interesse pubblico, è un
progetto che contrasteremo
senza sosta. Al massimo, lì,
dopo l’abbattimento dello
scheletro di cemento, si può
piantumare della macchia mediterranea.
Ma non di più». E’
l’attacco del coordinatore del
circolo Vas di Vico Equense,
Franco Cuomo, che ieri, con
un comunicato stampa, si è
scagliato contro l’ipotesi progettuale
vagliata a braccetto
dai Comuni di Meta e Vico
Equense per riqualificare la
zona dove sorge, da quasi
cinquant’anni, l’Ecomostro.
Un gigante di cemento che
«distrugge» la bellezza della
conca di Meta e su cui, da
anni, è in corso un’intricata
battaglia per la demolizione e
l’eventuale demolizione.
Scrive Cuomo: «I miei timori,
su una ripresa di interesse, alla
fine erano fondati. Leggo da
qualche giorno di un ritorno di
“idee” e “progetti” per l’Ecomostro
di Alimuri e sconcerta
apprendere che il Comune di
Vico Equense e quello di Meta
starebbero pensando di raccogliere
fondi (europei?) per
espropriare l’area, al fine di
demolire la struttura e – que sta è certamente la notizia che
inquieta di più – “realizzare
una maxi-opera di pubblico
interesse”. I Vas, sette anni fa,
furono i primi a denunciare
l’operazione avallata dall’allora
ministro Rutelli, insieme
alla Regione Campania e al
Comune di Vico Equense e alla
famiglia Normale proprietaria
dell’immobile, ovvero demolire
lo scheletro di cemento
e realizzare un complesso di
pari volumetria in un’area di
Vico Equense e un complesso
balneare sul sito dove sorgeva
l’Ecomostro dopo aver messo
in sicurezza la montagna. Ora,
si apprende con sconcerto, che
qualcuno, “mutatis mutandis”,
ripropone un disegno
che sembrava accantonato
definitivamente, ovvero che
si vuole demolire e realizzare
- in un luogo che l’Autorità
di Bacino del Sarno dichiarò
estremamente pericolosa -,
una maxi opera di pubblico
interesse».
Insomma, il quadro è molto
chiaro. Gli ambientalisti non
ci stanno e preannunciano di
essere pronti a tornare in prima
linea: «I Vas si chiedono, a chi
sarà mai venuta un’idea del
genere? Mettere in sicurezza
un costone a falesie calcaree è
quasi impossibile: il costone è
perennemente a rischio crolli.
Per i Vas l’unica cosa da fare
è demolire quello scheletro e
vietare l’accesso a tutta la zona
prevedendo al massimo una
ripiantumazione a macchia mediterranea là dove essa è
possibile e niente altro. Colpiscono,
in questa notizia, la
sicumera con la quale si presenta
questa operazione e la
baldanza nella dichiarazione
di utilizzare fondi europei per
la realizzazione di questa “maxi-
opera di pubblica utilità”
che non si capisce ancora bene
cosa potrebbe essere. Per i Vas
quella zona è e resta una zona
ad altissimo rischio idrogeologico!
Prevedere interventi
in quell’area è assolutamente
da folli! I Vas avverseranno
con tutte le forze possibili un
disegno del genere così come
già fecero per il progetto precedente!
».
La polemica è riscoppiata anche
dopo una recente sentenza
giunta dal Tar della Campania
che ha respinto il ricorso della
Sa.an., la società che nel 2008,
da proprietaria dell’immobile,
si appellò ai giudici per impugnare
il «no» arrivato in sede
di conferenza di servizi sull’accordo
Rutelli datato 1997 che
prevedeva la demolizione
dell’Ecomostro, la possibilità
di realizzare un lido lì dove
c’è lo scheletro di cemento con
l’opportunità, per i proprietari
della struttura, di costruire a
Vico Equense un albergo di
pari volumetria.
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