domenica 18 agosto 2019

Mare più caldo, trovate nel Golfo nuove (e rare) specie di pesci

di Gimmo Cuomo dal Corriere del Mezzogiorno

Tra fantascienza e realtà. Complice il surriscaldamento dell'acqua, il mare Mediterraneo si è profondamente trasformato. Specie ittiche sconosciute fino ad appena una trentina di anni fa si sono progressivamente infiltrate nel mare Nostrum, tanto da diventare ormai stanziali, spesso sopraffacendo le specie storiche. Allo stesso tempo le abitudini di altre specie già presenti tra Gibilterra e le Coste dell'Asia minore si sono modificate in funzione non solo delle temperatura dell'acqua ma anche della mutata presenza delle fonti di sostentamento. In questo contesto, ecco che l'arrivo in pescheria di un pesce strano, mai visto prima, ha scatenato una ridda di congetture. Non si tratta in questo caso del rarissime pesce chirurgo, di casa nelle acque caraibiche, ma mai avvistato prima di qualche anno fa nel Tirreno. Nè del gigantesco pesce re: per i colori sgargianti, specialmente per le pinne arancioni, un vero e proprio pesce da acquario in formato extralarge, che di molto di rado resta prigioniero di coffe e tramagli. L'ultimo enigma è nato alla vigilia di Ferragosto, quando il mondo, anche gran parte di quello scientifico, è rigorosamente fermo. La pescheria in questione si trova a Gragnano, in località Madonna delle Grazie. Nel secchio di un pescatore che assicura l'approvvigionamento di prodotti ittici locale (area Penisola sorrentina), tra i merluzzi, i serra e le lecce stella ecco spuntare un animale stranissimo: di forma ovale, con pronunciate pinne dorsale e anale, il muso arrotondato, la bocca piccola, la livrea scura ma solcata da striature dorate e verdi, n peso del pesce era di circa 700 grammi.
 
A prima vista il titolare della pescheria, Elio Palomba, ha pensato a un esemplare della famiglia del pesce castagna, un bramide che vive in profondità tra i cento e i mille metri. Scartata subito per evidenti differenze la prima ipotesi, si è passati a considerare la possibilità di un incrocio, volgarmente chiamato inserto: per esempio tra una leccia, un predatore della famiglia dei carangidi, cugino stretto della ricciola, e una salpa, uno sparide, erbivoro. Ma anche questa congettura ha avuto vita breve perché confutata da consolidate certezze scientifiche che non ammettono la fecondazione di uova da parte di pesci di specie diverse. Colori a parte, l'attenzione si è appuntata sulla forma che ricorda effettivamente molto da vicino la leccia (Lichia amia). Ma a ben guardare alcune diversità fondamentali emergono. Per esempio tutti i carangidi presentano una doppia pinna dorsale, mentre mister x solo una. In quest'ultimo esemplare inoltre non vi è traccia delle pinne ventrali che servono al pesce in fase di frenata. Un altro particolare: le spine della lisca sono sottilissime, aghiformi, quasi come quelle dell'aringa. La carne? Bianca, abbastanza compatta. Sarà commestibile? Per stabilirlo viene effettuato un test. Delicata, dal sapore abbastanza gradevole, ricorda da lontano quella del pesce bandiera. Anche chiedendo l'aiuto di altri uomini di mare, il mistero non si dileguava: nessuno aveva mai visto prima un'esemplare uguale. Solo dopo insistite ricerche si è arrivati alla rivelazione. Consultando testi di biologia marina, si è arrivati a stabilire che si era di fronte a uno stromateus fiutola, comunemente detto fieto. Appartiene effettivamente a un'altra famiglia rispetto i carangidi, appunto gli stromatei. La sua presenza nel Mediterraneo e in particolare nel Tirreno è molto rara. La zona di provenienza è la piattaforma continentale nell'oceano Atlantico, dal golfo di Biscaglia alle coste meridionali del Sud Africa. Si ciba di meduse, ma non solo, e ha carni discrete, certamente non tossiche. Ma quanta fatica per stabilirlo.

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