giovedì 15 aprile 2021

Faito. Le considerazioni degli ambientalisti

Il Wwf Terre del Tirreno, Italia Nostra sezione Penisola Sorrentina e Legambiente Circolo “Il Melograno” Penisola Sorrentina, in una nota hanno espresso alcune considerazioni sulla disputa relativa alla proprietà e gestione del Monte Faito

“Dal dibattito recente sulla proprietà e il futuro del Faito - si legge - purtroppo emerge che la tutela e la conservazione del patrimonio naturalistico e paesaggistico continuano ad essere non prioritarie per gran parte degli amministratori e politici del nostro territorio. L’insensibilità ecologica di questa classe politica si trasforma in un grave pericolo per la collettività e per l’ambiente quando essa intravede la possibilità di utilizzare risorse pubbliche per realizzare vecchie idee e progetti propri di un’economia speculativa che continua a consumare il nostro territorio. Se al centro dell’attuale dibattito sul Faito ci fossero la sua tutela, la conservazione dei suoi habitat naturalistici, la rinaturalizzazione delle aree interessate dagli incendi, la salvaguardia dei suoi incantevoli paesaggi, la regolamentazione, il controllo e i limiti della sua fruizione, non avrebbe alcun senso l’attuale prosaica diatriba campanilistica sulla proprietà del Faito.

 

Non pochi dimenticano che la popolazione della penisola sorrentino-amalfitana e dei Monti Lattari ha la fortuna di vivere su un territorio che è patrimonio dell’umanità (di cui il Faito è il luogo naturalistico più importante), e che gli amministratori pubblici hanno il dovere di preoccuparsi di preservare questo patrimonio alle future generazioni (non solo locali). Di chi sia la proprietà del Faito non è il problema più importante purché rimanga proprietà pubblica. In passato ci sono stati diversi gruppi e tentativi di acquisire e gestire il Faito e non tutti erano soggetti pubblici. L’idea di acquisirlo da parte del pubblico nasce a fine degli anni ’90 da parte dell’allora amministrazione comunale di Vico Equense proprio per scongiurarne l’acquisto e la gestione speculativa. Questo Comune assieme ai Comuni di Positano e Pimonte si fece promotore di uno studio di fattibilità che prevedeva oltre all’acquisto del Faito, una serie di interventi sostenibili su di esso e sulle aree collinari circostanti, mediante l’utilizzo di fondi Europei. L’idea fu raccolta dal allora presidente della Provincia di Napoli, Amato Lamberti che ne iniziò l’iter di acquisizione pubblica che si concluse con l’atto di acquisto del maggio 2007 da parte della Provincia di Napoli e della Regione Campania. Considerato che il problema dell’acquisizione al pubblico è stato risolto, già da tempo l’attenzione andava posta e va posta sul soggetto istituzionale più idoneo alla sua gestione. Gestione che non può che essere finalizzata, prioritariamente, alla tutela, alla conservazione suddette e al risanamento delle tante ferite che l’uomo ha inferto a questa area in questi ultimi decenni: quelle causate dagli incendi, dal taglio indiscriminato di alberi anche secolari, dalle antenne disseminate in modo abusivo, ecc. Invece di continuare a parlare di sviluppo per quest’area, si inizi a pensare, studiare e programmare attività umane che possono essere esercitate nel rispetto dei vincoli esistenti e solo se non in contrasto con tali finalità. E proprio per tali finalità è stato istituito il Parco dei Monti Lattari (dotato di un Ente pubblico di gestione). Infatti, l’art. 2 dello Statuto del Parco afferma, “… l’Ente Parco persegue… i seguenti obiettivi: a) la conservazione di specie animali o vegetali terrestri e marine, di associazioni vegetali o forestali, di formazioni geopaleontologiche e geofisiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di ambienti fluviali e marini, di processi naturali, di equilibri ecologici b) “la difesa e la valorizzazione della biodiversità animale e vegetale autoctona e la gestione, nel rispetto della normativa statale e regionale vigente di recepimento della normativa comunitaria, dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC), e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) di cui alla direttiva 92/43/CEE (cosiddetta Habitat) e alla direttiva 79/409/CEE (cosiddetta Uccelli)”. La Legge Regionale n° 33/93, con la quale vengono istituiti i Parchi e le riserve naturali in Campania prevede nell’elenco delle aree naturali protette il Parco dei Monti Lattari (art.5), che verrà successivamente istituito (Dec. Pres. Giunta Regionale n. 781 del 13 novembre 2003). La proprietà del Faito ricade in quest’Area protetta. In conclusione, abbiamo un Ente (Parco) preposto prioritariamente alla gestione della tutela e la conservazione delle risorse naturali e di diretta emanazione di un altro Ente (la Regione Campania) che è proprietaria di un’area (il Faito) di notevole importanza naturalistica e paesaggistica. Appare evidente che la discussione sul soggetto idoneo alla gestione del Faito dovrebbe essere inutile. Altro discorso è la verifica delle attuali capacità dell’ente Parco di gestire il Faito o l’intera area protetta dei Monti Lattari. In Campania i parchi regionali sono istituzioni di enorme potenzialità ma su cui per volontà politica si continua a non investire sia in termini di risorse umane e competenze, sia in termini di risorse economiche. Ma le sfide ambientali che ci attendono ci inducono a essere fiduciosi in un cambio di politica delle aree protette non più rimandabile. La valorizzazione dell’istituzione Parco è ancora più necessaria e urgente quando l’Area protetta comprende un territorio unico, ma anche notevolmente antropizzato e turisticamente in continuo e incessante ma disordinato sviluppo, come quello del Parco dei Monti Lattari. In territori con queste peculiarità dove il consumo di suolo, la trasformazione dei paesaggi e la continua urbanizzazione risultano processi che non si riesce e non si vuole governare, nonostante le normative di salvaguardia paesaggistica, si rende necessaria una tutela attiva che comprenda anche opportuni interventi mirati ad obiettivi educativi e culturali. Una istituzione come Il Parco se valorizzata come in altri contesti e non relegata a promuovere attività turistiche o ad esistere solo “sulla carta” può contribuire e coinvolgere le popolazioni locali su suddetti obiettivi e sui processi inevitabili di transizione ecologica. Per tutto questo è necessario fare delle scelte senza farsi abbagliare dal contingente ma avendo una visione per un futuro possibile.”

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