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Massaquano |
di Don Pasquale Vanacore, Direttore Ufficio Beni Culturali Arcidiocesi Sorrento-CastellammareVico Equense - Non posso essere asettico nel delineare la figura di San Giovanni Battista perché il Santo Protettore del proprio paese, è sempre il più importante del Paradiso nonostante che, nel nostro caso, Gesù in persona, dopo averlo definito “Il più grande tra i nati di donna” subito aggiunge che “Il più piccolo nel Regno dei Cieli è più grande di lui”, alludendo al fatto che lui era più piccolo di sei mesi di Giovanni ma era più grande di lui e che il suo Precursore non è entrato nella nuova economia della salvezza perché non ha sperimentato la novità del tempo messianico.
Un Santo molto particolare, quindi, il Battista e Precursore di Gesù, che fa da cerniera tra l’Antico ed il Nuovo Testamento e sta a disagio in entrambi: troppo tardi per fare il profeta e troppo presto per fare l’apostolo. Nato da una coppia sterile, Zaccaria, sacerdote incredulo ed Elisabetta, cugina o zia della Madonna, riconosce il suo Signore già nel grembo materno e provoca la gioia tutta messianica della Visitazione. Destinato al sacerdozio perché figlio di sacerdote, secondo il costume giudaico, egli realizzerà in modo tutto particolare questa sua vocazione, consacrando l’intera sua esistenza all’annunzio del Messia che avrà la gioia di poter indicare presente nel mondo come Agnello del nostro riscatto.
Mentre per tutti i Santi Cristiani vale la regola della imitazione di Cristo perché sono venuti dopo di lui, per Giovanni la regola è anticipare nella sua vita tutto ciò accadrà al Cristo annunciandone la nascita prodigiosa, il ritiro nel deserto, il battesimo, la predicazione e la morte violenta. Di Giovanni parla anche una fonte extraevangelica, il libro delle “Antichità Giudaiche” di Giuseppe Flavio, storico giudeo del primo secolo dopo Cristo, in cui è riportata anche la notizia della sua morte violenta per volontà di Erode Antipa, con toni meno drammatici dei passi evangelici affini, il cui intento è quello di evocare la vicenda del profeta Elia perseguitato dal re Acab e dalla Regina Gezabele.
Veneratissimo fin dai primi tempi del cristianesimo, a Giovanni furono dedicati tutti battisteri e la sua immagine, ai lati del Cristo, simboleggiava tutta l’attesa di Israele ed il compimento delle profezie. Moltissimi paesi portano il nome del Battista ed innumerevoli chiese e cappelle sono a lui dedicate; nella nostra diocesi sono dedicate a San Giovanni Battista una parrocchia a Gragnano, popolarmente conosciuta come il Rosario e la parrocchia di Massaquano, nella zona collinare di Vico Equense. L’antica cattedrale di Lettere ha il Battista come contitolare insieme alla Vergine Assunta; due cappelle si trovano intitolate al Santo nel territorio massese ed una, di epoca medioevale, nell’antico rione di Cassano a Piano di Sorrento. Interessante la cappella di San Giovanni in fontibus nella cattedrale di Sorrento, anticamente sede di una confraternita che poi si spostò nella chiesa di S. Anna alla Marina Grande; poiché il suo titolo rivela la presenza di un antico battistero, che era posto sempre all’ingresso o addirittura fuori dall’aula ecclesiale, la sua posizione potrebbe indicare che la cattedrale paleocristiana di Sorrento aveva l’ingresso dall’attuale Via Sersale e che, cioè, era ribaltata rispetto all’attuale.
Sono stato battezzato e cresimato nella chiesa di Massaquano, dedicata a San Giovanni Battista dal 1307, anno della sua fondazione, anche se bisogna tener presente che l’attuale chiesa ereditò il titolo da una più antica, posta a valle dell’abitato e probabilmente edificata su una villa romana. Tra i ricordi di infanzia ho l’annuale processione del 24 giugno, calda serata di bande musicali, di fuochi e di campane, di strade ornate di luci e di bandiere e di interminabili tappeti di ginestre e mortelle. L’inno popolare “Chi è colui che dal deserto alle sponde del Giordano” composto dal maestro don Luigi Guida, sacerdote massaquanese, musicista e compositore ed il rosario dialettale settecentesco
“Popolo mio facite festa, popolo mio nun pecca’ chiù,
pecchè è stato San Giovanni c’ha priato o buon Gesù.
Sia lodato Gesù e Maria e San Giovanni n’compagnia.
Massaquano è o protettore, San Giovanni o gran Santone” sono da sempre stampati nella mia mente ed in quella dei miei compaesani più di tutte le canzoni di San Remo o di altra provenienza. Ricevetti l’ordinazione diaconale il 23 giugno del 1988, ultimo diacono ordinato di Mons. Zama, e subito dopo la celebrazione, come primo atto liturgico del nuovo ministero, mi recai a benedire il fuoco di S. Giovanni, probabile sopravvivenza di un rito solstiziale, che allora si accendeva nel campetto delle scuole elementari ed era veramente grandioso; fui, infine, ordinato presbitero, il primo del nuovo arcivescovo mons. Cece, nella chiesa di Massaquano, il 17 giugno 1989, secondo giorno della sua novena.
A Massaquano si venera un artistico busto ligneo del Santo della prima metà del 1700 che qualche critico d’arte ha attribuito allo scultore Giacomo Colombo o alla sua cerchia e qualche altro a Carmine Lantriceni, autore del famoso Cristo morto di Procida, con cui la somiglianza dei tratti del volto è realmente notevole. Precedentemente si ha notizia di un dipinto cinquecentesco su tavola raffigurante il Battesimo di Gesù, situato sull’altare maggiore che, a memoria degli anziani, fece l’ingloriosa fine di supporto per il palco della banda musicale! Nella chiesa gotica doveva essere affrescato il ciclo della vita del Battista e una immagine del Santo di epoca trecentesca è presente nel ciclo della Dormitio-Assumptio-Coronatio della Vergine nella cappella di Santa Lucia, posta di fronte alla chiesa parrocchiale. La volta barocca della chiesa, che cela quella gotica sottostante, alcuni anni fa fu arricchita da tre dipinti raffiguranti il battesimo di Gesù, la predicazione e la decapitazione del Battista, ad opera dell’artista locale Giovanni Parlato; sulla porta principale, sotto l’arco ogivale del campanile, campeggia un mosaico di epoca contemporanea che riproduce il pregevole busto ligneo del Santo. Alle feste di San Giovanni, la nascita il 24 giugno e la morte per decollazione il 29 agosto, sono legate innumerevoli tradizioni popolari; a quella del fuoco del 23 giugno già ricordata, aggiungiamo la preparazione del nocino che prevede la raccolta delle giovani noci e la loro infusione nell’alcool nel giorno di San Giovanni e quella, tutta locale, della “Scossura di San Giovanni” cioè di un potente scirocco che si verifica nei giorni seguenti la festa di giugno per manifestare la disapprovazione del Santo, austero ed umile, per i festeggiamenti avvenuti. Il Parascandolo, nella sua “Monografia del Comune di Vico Equense” del 1854, riporta la tradizione massaquanese che le anime pure, a mezzanotte tra il 23 ed il 24 giugno potevano vedere, sull’orlo di un bacile esposto all’esterno della casa, rincorrersi su una trave di fuoco Erodiade e Salomè, colpevoli di avere istigato il re Erode a decapitare il Battista, accusarsi l’un l’altra dicendo: “Mamma mamma pecchè lo dicisti? Figlia figlia pecchè lo facisti? Tagliasti a capa a Giovann o Battista”.
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