domenica 22 giugno 2008

I travagli del Partito democratico

Avvalendomi del privilegium aetatis, o se si preferisce dell'età sinodale felicemente (spero solo anagraficamente) raggiunta, faccio una pubblica confessione. Vorrei abbracciare la professoressa casertana che non conosco, ma che, apprendo dai giornali, l'altro ieri a Roma all'assemblea ancora costituente dello stremato Pd (che, secondo l'ex presidente del Senato Marini, «fatica ad esistere»), mentre nel disorientamento e nella depressione generale ci si scambiavano non flebili insulti. «Imbroglioni» chiamava Barbi il Veltroni e i suoi, accusati di «stravolgere», addirittura «come Hitler», le regole che si erano dati. Prodi li mandava tutti per iscritto a quel paese, l'ex ministro Parisi lamentava «l'assenza di democrazia» minacciando: «vi denuncio tutti». E il quasi-giovane Cuperlo, pare per conto di D'Alema (invitava gli uni e gli altri a «lasciare la leadership alle nuove generazioni»), ha avuto la forza di afferrare il microfono e di dire in faccia ai padroni del partito: «Voi vivete nell'iperuranio. Siete lontani dalla realtà». Peccato che (cito dal Mattino) se la sia pigliata — con classe, in verità — solo con il dominus assoluto, seppur vacillante: «Non ti chiamo Walter, onorevole Veltroni, perché io mi sento distante dal vostro modo di fare politica e voi siete distanti dal Paese». Ed abbia ignorato (volutamente?) gli altri. La verità è che se tutti non si danno una regolata, la dittatura magari no, il regime (liquido o tosto) probabilmente nemmeno, la «recessione democratica» forse neppure, ma il dominio del Cavaliere e della sua maggioranza ce lo terremo a lungo. Quasi quanto la presenza perpetua, un po' sconcia, certo non proprio democratica seppur di centrosinistra (lo ha detto bene Ciaramelli su queste colonne), degli ex assessori, deputati, senatori, ministri e portaborse loro (intellettuali e non) nelle istituzioni, enti, società pubbliche, semipubbliche e fintoprivate napoletane e campane. E ancora una volta, purtroppo, ce lo saremo (meglio: se lo saranno) meritato. Brutta storia. (Luigi Labruna da il Corriere del Mezzogiorno)

Parisi e la crisi del Pd: «Bisogna cambiare leader»



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il salto nel vuoto del segretario del Pd è accompagnato dalla fine dell'illusione durata lo spazio di una campagna elettorale. Al primo appuntamento organizzativo, su 2.815 delegati se ne sono presentanti soltanto 863. Basta questa cifra a testimoniare il fallimento di un progetto? Se non basta, si aggiunga che Arturo Parisi ha detto chiaramente che all'assemblea mancava il numero legale e, dunque, era illegittima. Tira una brutta aria. Il dialogo tra Walter e Silvio, come era prevedibile, è durato giusto il tempo di far smaltire al segretario Veltroni tutta la tensione accumulata dopo la pesante sconfitta elettorale. Il clima politico torna ad essere finalmente più interessante, vivace e sanguigno: D’Alema punta al ritorno del centro-sinistra, Fassino guarda con intelligente lungimiranza ad un’alleanza con l’Udc, Walter resiste con evidenti difficoltà e guarda ormai con nostalgia alla poltrona di sindaco della Roma.

Anonimo ha detto...

Tristezza! Tristezza! Tristezza!