venerdì 26 dicembre 2008

Kofi, il Babbo Natale di colore

Sul corso principale di Caserta alcuni immigrati vestiti da Babbo Natale hanno distribuito un volantino per chiedere procedure più rapide per ottenere i permessi di soggiorno.

“Caro Babbo Natale, mi chiamo Kofi e sono un immigrato che vive in Italia. Ti immagino indaffarato e con un sacco di roba da fare, dunque andrò subito al sodo. L’anno scorso sotto l’albero ho trovato un bel decreto d’espulsione nuovo di zecca. Che culo, ho pensato, ed io che avevo chiesto un permesso di soggiorno!” Comincia così la lettera che Kofi, una ragazzone ghanese vestito da Babbo Natale, ha distribuito per tutta la mattinata a Caserta, al Corso Trieste, nel salotto della città affollato da tantissima gente. Insieme a Kofi anche molti altri suoi amici africani, i ragazzi del centro sociale ex Canapifico, e soprattutto Maria, una capretta bianca che è diventata subito amici dei tantissimi bambini che passeggiavano con i genitori. Ai bambini Kofi donava caramelle, ai genitori la sua lettera indirizzata a Babbo Natale. “… quest’anno credo di essere stato un immigrato buono – scrive ancora Kofi - Nonostante quello che dicono i telegiornali, io non ho spacciato droga, non ho ucciso e non ho rubato. In compenso mi sono fatto un mazzo così, dunque credo di aver pienamente acquisito il diritto a trovare anch’io il mio regalo sotto l’albero.” Così Kofi nella sua lettera chiede a Babbo Natale quello che da anni sta chiedendo alle istituzioni italiane: “…Vorrei prima di tutto un bel permesso di soggiorno. Se non altro per riparare al danno che mi hai fatto l’anno scorso. Poi mi piacerebbe poterlo rinnovare ogni volta senza problemi, senza interminabili code, senza dover chiedere una prenotazione 4 mesi prima. Vorrei anche che all’ufficio immigrazione della questura ci fosse qualcuno che parli inglese. O italiano. Poi mi piacerebbe trovare un buon proprietario di casa, che mi faccia il contratto d’affitto. Capisco che pagare le tasse sia una rottura, ma a me quel contratto serve per rinnovare i documenti…” E infine: “…mi piacerebbe il diritto alla cittadinanza per mio figlio che è nato qui in Italia. Macchè, mi ha detto un mio amico italiano, ma non vedi che è nero?! Ottima attenzione ai dettagli, gli ho risposto, però è anche nato qui! Insomma, fosse nato in Ghana avrebbe la cittadinanza ghanese. E invece mio figlio al momento è un ectoplasma burocratico, c’è e non c’è. Un giorno, forse, questo ectoplasma prenderà forma e sostanza sotto una bandiera nazionale. Speriamo. “ (Raffaele Sardo)

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