lunedì 29 dicembre 2008

«L’intarsio sorrentino rischia di scomparire»

Sorrento - Eutanasia di due secoli di storia. Sceglie un’immagine forte la protesta degli artigiani sorrentini del comparto dell’intarsio, affidata alle dichiarazioni di Eugenio Miniero, presidente dell’associazione di categoria e di Teodoro Famiani, alla guida del Consorzio progetto intarsio. Un settore produttivo già duramente provato negli ultimi anni da problemi come l’assenza di insediamenti produttivi e di ricambio generazionale ed oggi messo in ginocchio dalla crisi diffusa. «Stiamo morendo – esordisce Miniero, a capo dell’Unione artigiani intarsio sorrentino -. Purtroppo non è un’esagerazione. Se la Regione Campania, la Provincia di Napoli e le amministrazioni comunali locali non intervengono subito, l’antica arte chiuderà i battenti. Eppure basterebbe poco per risollevare le sorti degli artigiani, magari detassando temporaneamente le attività a quei pochi addetti rimasti che continuano a portare avanti la tarsia sorrentina, fiore all’occhiello di questo territorio». Sessanta, tra micro e piccole imprese, sei milioni di euro di fatturato annuo e cinque principali Paesi importatori, dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Svizzera alla Germania alla Russia. Questi i numeri della tarsia, che conta oggi su un numero esiguo di addetti, circa duecento, ultimi eredi di un’arte introdotta in costiera sorrentina verso la metà dell’Ottocento. Tra le produzioni, portagioie, tavolini, quadri e oggettistica varia, dalle scatole portasigari o alle custodie per orologi. Rimane invece limitata la domanda nazionale di prodotti intarsiati. Ad aggravare il tutto, la spietata concorrenza della Cina, dove da tempo hanno preso a imitare i maestri sorrentini, abilissimi nel tagliare, sagomare ed infine assemblare piccolissimi pezzi di legno per riprodurre disegni. «In questo momento di crisi mondiale tutte le categorie lavorative chiedono aiuti che possano sostenerle a “passare la nottata” – dichiara il presidente del Consorzio progetto intarsio, Famiani -. In questo quadro solo gli artigiani dell’intarsio sorrentino, colpevoli solo di portare avanti da secoli, con appassionata testardaggine, l’arte ereditata dai propri antenati, sembrano passare inosservati. Ci chiediamo perché questo sparuto gruppo di onesti lavoratori che chiedono solo di continuare la loro attività con dignità e passione, e con essa mantenere le proprie famiglie, non ha diritto di essere ascoltato ed aiutato». L’appello dei rappresentanti degli artigiani punta alle istituzioni nazionali, regionali, provinciali e locali. «Le nostre non sono richieste di carità – conclude Miniero -. Ma se si incendia un teatro oppure un museo si interviene. E dovrebbe accadere anche con il nostro artigianato. Un’eccellenza che va salvaguardata». (Luigi D’Alise il Mattino)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sperammo cà fà 'e subbito

Unknown ha detto...

Purtroppo la situazione attuale è veramente drammatica per la vita di queste persone e, se non interviene un forte intervento di innovazione, non presenta sbocchi. Gli artigiani - per loro limiti oggettivi - non riescono ad innovare i loro prodotti, in modo da poterli vendere sul mercato internazionale. Inoltre corrono dietro alle chimere proposte da enti e persone che a tutto mirano fuorchè ad aumentare le vendite . In Giappone gli artigiani di una vecchia arte ricevono il titolo di " Patrimonio nazionale vivente", ricevono una pensione purchè continuino la loro attività ed insegnino ai giovani apprendisti . Evitando di perdere dei segreti dell'arte, passandoli dai vecchi ai giovani. E' così che in dei modesti attrezzi giapponesi si trovano delle brillanti soluzioni tecniche che sono il frutto di centinaia o di migliaia di anni di esperienza