domenica 5 agosto 2007

Vico Equense Caso Alimuri

L’Irlando furioso con Moccia

Dopo l’Orlando furioso, capolavoro della letteratura del Rinascimento italiano, ecco spuntare l’Irlando furioso paladino del nuovo rinascimento napoletano. Gli articoli concernenti, il caso Alimuri, pubblicati dal Corriere del Mezzogiorno, e le lettere giunte tra cui quella del dirigente diessino Antonio Irlando del 3 agosto (http://81.208.11.52/assets/rassegna/1094442.pdf), raccolte sotto il titolo “Se l’assessore scivola sull’ecomostro” sono un esempio di coerente lucidità. Si sa bene e da molto tempo che la rotta del partito è rallentata e contrastata da interessi personali interni tendenti a mantenere fette di potere a proprio uso e consumo. Il bassolinismo non ha solo ucciso una città, ma anche la speranza di quanti credevano in un possibile cambiamento. Del resto ogni tipo di politica fondata sul culto personale è destinata al fallimento, perchè essa non rispecchia le esigenze del cittadino e della società, ma, in generale, assume i connotati di una politica elitaria. Prendono forza, in quest’ottica, le logiche di potere e le ambizioni di tutta quella "corte" di “cavalieri”, sottoposti, gregari ed amici degli amici, costituitasi intorno alla figura "carismatica" del Presidente. Il ruolo di tale corte è strettamente legato, alla sopravvivenza dell'uomo politico Bassolino, infatti, l’Irlando dopo l’abbandono del PPI e della Margherita, è stato cooptato o ripescato nel direttivo cittadino dei Ds, oggi verso il Pd, da una maggioranza non certamente, nel senso pieno del termine, “migliorista”. Abbiamo normalmente profondo rispetto umano per ogni forma di disagio, pertanto se veramente pensa che ci troviamo innanzi ad un ennesimo disastro ambientale, grazie a Bassolino e a Rutelli, ai DS e alla Margherita, perché non si dimette da dirigente politico?

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