giovedì 17 aprile 2008

Marini NO, Ciampi SI

Che fosse scontato o no, inevitabile o no, le dimissioni di Prodi sono un atto di guerra a Veltroni. Le cronache raccontano che il prof è vendicativo, i suoi uomini sono convinti che Walter ha accelerato la fine del governo prodiano, la strategia sardo-bolognese è stata archiviata dal Pd che è andato da solo, insomma per il prof ce n'è di più di quanto ce ne fosse contro D'Alema. Strano che nessuno ragioni su quanto questa sconfitta sia invece frutto di Prodi e del prodismo. La campagna elettorale del 2006 conobbe la svolta pro-berlusconiana grazie alle intemerate di Prodi e Bertinotti su tasse e ricchezza, il dopo-voto fu contrassegnato dall'atteggiamento muscolare contro il centro-destra, il governo è stato il più pletorico della storia repubblicana, alcuni ministri (Pecoraro Scanio, ad esempio) facevano pena, si sono elevate le tasse a simbolo del buongoverno, non si è fatto praticamente nulla. E' già un miracolo che l'ex Ulivo non sia scomparso come la Sinistra arcobaleno. Leggo che oggi si parla del successore di Prodi e si fanno due nomi, Bindi e Marini. Bindi difende una politica perdente, Marini è il vecchio che avanza, tanto valeva tenerci De Mita. O nessuno alla testa del Pd o scegliete un bel vecchio vero, chessò Ciampi. (Peppino Caldarola)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Forse hanno ragione Beppe Grillo e Marco Travaglio quando sostengono che è stato Veltroni a regalarci il ritorno di Berlusconi.