martedì 8 aprile 2008
Troppo poco, troppo tardi, troppo finto
Troppo poco, troppo tardi e troppo finto. Il soggetto messo ieri in scena dal governatore campano Bassolino porta con sé il caratteristico chiaroscuro di un dovere penitenziale espresso fuori tempo e con un metodo più che vagamente compromissorio. Bassolino avrebbe dovuto e potuto dimettersi da un pezzo, invece ha scelto la via della reticenza morbida, annunciando che tra un anno la Campania tornerà a votare. E' un modo cespuglioso per non ammettere, a pochi giorni dal voto, il fallimento certificato dai cumuli pestilenziali della regione (culturali e materiali). Ma è pure un modo per sgravare parzialmente il candidato del Partito democratico dalla presenza muta di un impresentabile indesiderato dai suoi stessi colleghi. Nelle parole di Bassolino echeggia l'imbarazzo delle antiche segreterie comuniste e la pratica della rimozione controllata dal ribaltamento della realtà. Il proconsole dalemiano sta cercando di truccare la conseguenza di un disastro politico nel sopraggiunto senso di responsabilità che latitava a Napoli e dintorni. Senza nemmeno un ato-, mò di autenticità, Bassolino promette di consegnarsi al tribunale della politica e in questa scelta cerca già l'attenuante che gli apra altre vie. I suoi referenti gliene saranno grati, sebbene sappiano che queste quasi dimissioni sono un assaggio di sfiducia intorno all'amministrazione locale. Quanto agli amministrati, hanno problemi più urgenti da stornare. Sono stati abituati alla finzione secolare di una presenza pubblica episodica e tardiva, Bassolino li conferma nella disillusione. (Il Foglio)
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