sabato 12 luglio 2008

Pd, lavorare all’alleanza guardando al centro

Il nuovo Pd napoletano di cui parla Gino Nicolais su Il Mattino è quello in cui molti di noi si riconoscono. Serve un partito solido e radicato, capace di ascoltare e trasferire alle comunità le soluzioni proposte da una classe dirigente aperta, libera, e democraticamente selezionata. Il ragionamento di Nicolais contiene quella voglia di cambiamento di cui si avverte il bisogno ma rimanda il vero nodo politico: le alleanze. In Campania, laddove il Pd guida molte amministrazioni, la discussione è ferma, sospesa, mentre a livello nazionale tutto è in movimento a partire dal rapporto con l’Idv. Il Dna del Pd riconosce ai partiti regionali una certa dose di autonomia nella definizione delle coalizioni, nel rispetto delle specifiche esperienze realizzate sui territori (si pensi alla presenza di liste civiche). La Campania però non è immune da quella rivoluzione politica dovuta all’iniziativa di Veltroni che ha semplificato lo scenario politico: anche da noi sta per aprirsi una stagione nuova e il Pd deve esserne protagonista. Siamo nati per modernizzare il Paese, rispondere alla domanda di cambiamento di una società profondamente mutata nel rapporto con i riferimenti politici, sociali, economici, religiosi, culturali ormai sempre meno riconosciuti come tali. A noi tocca progettare e costruire un polo riformatore, un centrosinistra nuovo di zecca, capace di interpretare ansie e bisogni di quella società che vuole andare avanti, crescere attraverso efficienza, merito, trasparenza, sicurezza, lavoro e salute. È possibile cogliere questo traguardo insieme ai cosiddetti «nonsipuotisti», a coloro che si limitano ad agitare le coscienze e le piazze esclusivamente «contro», incapaci di offrire proposte realizzabili e uno sbocco virtuoso all’insoddisfazione? In definitiva costoro garantiscono sempre ed esclusivamente quanti sono già all’interno dell’area cosiddetta «protetta», non riducendo i privilegi né ampliando le opportunità: chi ha già il lavoro anche se fannullone, chi è iscritto all’università ma non procede e non dà esami e cosi via. In tal modo si nega quel dinamismo assolutamente virtuoso e quindi utile per la crescita del mondo del lavoro, della cultura, della sanità, e si finisce per esaltare il sistema e/o l’apparato piuttosto che il lavoratore, lo studente, il paziente, il cittadino. In cosa è diverso l’elettore moderato e di centro di oggi rispetto a quello del passato? Oggi la forma e la modalità usate dall’elettore moderato per chiedere il cambiamento verso la modernizzazione sono sostanzialmente immutate; rispetto al passato però, egli pretende un rinnovamento radicale e senza sconti. Una parte di questo elettorato è rappresentato in Campania da un Udc in attesa e da un Udeur da rassicurare e non abbandonare al centrodestra. Qui da noi infatti si è registrato un incontro singolare tra una parte fuoriuscita dal Pd e un Udc, a livello nazionale espulso dalla Pdl. Questo incontro non ha prodotto benefici nell’immediato con la crisi alla Provincia di Avellino. Questa ferita istituzionale non deve comunque consegnarci a una reazione emotiva impedendo al Pd ogni iniziativa di allargamento e di espansione della coalizione. Bisogna avviare da subito un confronto franco e aperto, mettendo al centro la nostra visione della società campana e le nostre proposte per il nuovo ciclo istituzionale e politico che ci attende. (Riccardo Villari Senatore del PD – Il Mattino)

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