Sorrento - «A nessuno più degli agricoltori piacerebbe poter conservare gli elementi caratteristici di una coltivazione tradizionale ma oggi non è più possibile. E questo a prescindere da contributi e sovvenzioni», commenta con rassegnazione Mariano Vinaccia, presidente del consorzio di tutela del limone di Sorrento e leader storico della cooperativa Solagri,la compagine di agricoltori che oltre vent’anni fa ha rappresentato il baluardo a difesa della coltivazione degli agrumi della costiera. Perché non si possono continuare ad utilizzare i pergolati in castagno? «Essenzialmente ci sono motivazioni di ordine economico che rendono insostenibile per gli agrumicoltori l’investimento in pergolati e pagliarelle. Per rendersi conto di cosa parliamo basta riflettere sul dato che per realizzare un ettaro di pergolato ci vogliono circa 200 mila euro. Si tratta di una spesa già enorme di per sé, ma che diviene proibitiva se si pensa che va rifatta ogni dieci anni, visto che questa è la durata media dei pali di castagno al giorno d’oggi. Per non parlare poi delle pagliarelle la cui durata massima non va oltre i cinque anni.» Poi c’è la questione della manodopera. «È l’altra nota dolente della questione. Oggi, purtroppo, gli operai in grado di eseguire a regola d’arte queste lavorazioni negli agrumeti sono sempre di meno e costano sempre di più. Infine c’è il problema delle norme in materia di sicurezza che imporrebbero agli operai di lavorare con dispositivi di protezione che ne limitano fortemente l’agibilità». Le possibili soluzioni? «Per durata e semplicità di impianto le strutture in metallo sono le uniche ad essere compatibili con la produzione di agrumi. Piuttosto, c’è da auspicare che venga emanata una norma regionale per uniformare il colore delle reti utilizzate per coprire i pergolati che oggi fanno assomigliare il paesaggio rurale ad un vestito di Arlecchino» (fr. ai. Il Mattino)
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