Vico Equense – “L’acqua è una merce” è, e vuole restare un titolo provocatorio. Perché non diventi una realtà, bisogna tornare a considerare le risorse idriche un bene comune. Affinché questa logica prevalga, è necessario un percorso culturale, cui cercheremo di contribuire chiacchierando, ancora una volta, con Salvatore Buonocore, della Comunità "Papa Giovanni XXIII" di Don Oreste Benzi. Cosa si può fare per sensibilizzare l' opinione pubblica? “L’unico campanello d’allarme capace di smuovere le coscienze, oggi, è quello che suona nelle nostre tasche. Ma non basta. I tre quesiti referendari promossi dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, sono un banco di prova. Opporsi alla privatizzazione del servizio idrico intergrato, non è una battaglia di retroguardia, come la definisce qualcuno. Salvando l’acqua dal mercato, gettiamo le basi per la ricostruzione di una parte di sovranità popolare e di uno Stato pienamente democratico.” Quali sono i problemi dei cittadini nelle città dove l’acquedotto è in mano a società per azioni partecipate da soggetti privati? “Arezzo, una città laboratorio, è stata la prima, in Italia, a scegliere con una gara d’appalto il socio privato della società di gestione del servizio idrico. I risultati non si sono fatti attendere, tariffe carissime e applicate in modo illegittimo, investimenti fra i più bassi d’Italia, utili garantiti per i privati, ruolo irrilevante della parte pubblica nelle decisioni più importanti, balzelli di ogni genere. Lo stesso accade a Latina, tariffe alle stelle e contatori piombati ai cittadini “morosi”. A Castellammare di Stabia, nei giorni scorsi, i pensionati hanno protestato denunciando calcoli alla mano, che gli aumenti superano in molti casi il 200% rispetto a quelli in vigore fino a due anni fa, quando il servizio era gestito dall’acquedotto comunale.” Allora meglio il pubblico? “Ci sono gestioni totalmente pubbliche che funzionano. L’acquedotto milanese, da più di cento anni, è di proprietà del Comune e nessuno, neanche il Sindaco di centro destra Letizia Moratti, vuole privatizzarlo. Sarà perché funziona: L’acquedotto è uno dei meno bucati d’Italia, nove litri su dieci arrivano nelle case. Si pensi che, a livello nazionale, invece, le perdite sfiorano il 30 per cento. Nel 2006 il servizio idrico di Milano ha fatturato quasi 110 milioni di euro e pagato al Comune un canone – per l’uso delle reti e degli impianti – di 22 milioni di euro. Il bilancio è in pareggio e la tariffa è bloccata dal 2001, ed è una delle più basse d’Italia. Un bell’esempio di gestione pubblica”.
1 commento:
In tutti i comuni si stanno raccogliendo le firme contro la privatizzazione, perché anche a Vico non si rende possibile ciò?
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