mercoledì 7 luglio 2010

Costone a rischio, a Massa Lubrense bagni vietati

La decisione dopo il monitoraggio delle pareti a picco. Ma nessun limite per le imbarcazioni di passaggio

Massa Lubrense - C’è il rischio concreto che dal costone cadano massi: il sindaco Leone Gargiulo ha firmato ieri l’ordinanza con la quale si vietano i bagni in diversi specchi d’acqua. E nei prossimi giorni il personale tecnico e squadre di operai del Comune dovranno provvedere a segnalare le zone nelle quali oltre ai tuffi saranno vietate altre attività marinare di ricerca e studio o legate alla pesca diurna e notturna. Lo scopo principale è quello di tutelare la sicurezza in mare non solo dei bagnanti, dei subacquei, degli studiosi e dei diportisti ma anche quella dei pescatori professionisti e dilettanti. Le aree nelle quali non ci si può bagnare, né transitare con le imbarcazioni, né tanto meno praticare la pesca sono i tratti di costa compresi tra Capo Massa e Capo Nasto, lo stesso Capo Nasto in prossimità di Marina di Puolo, la scogliera di Marina della Lobra, la Chiaia, l’area tra Punta San Lorenzo e Punta Lagno, la stessa Punta Lagno, la Cala di Mitigliano, nei pressi della Grotta della Zenzinada e del Capitello nella Baia di Jeranto prima del doppiaggio della Punta Campanella nel Golfo di Napoli; e poi nel Golfo di Salerno la costa della Mortella all’altezza dello scoglio «Pila Nova» ed altri tratti costieri della Baia di Recomone e del fiordo di Crapolla. Segnali ben visibili - fa sapere il Comune, che ha fatto condurre il monitoraggio su invito dell’ufficio marittimo e della guardia costiera - saranno installati lungo le pareti rocciose dei tratti pericolosi da parte del personale dell’ufficio per la protezione civile, per evitare situazioni di pericolo derivanti dalla caduta di massi in bilico. Segnalazioni che potrebbero non bastare se non si riuscirà a fare in modo che le numerose imbarcazioni che trasportano i bagnanti dall’una all’altra spiaggia, le imbarcazioni da diporto e le stesse barche dei pescatori navighino a una distanza dalla costa di almeno 200 metri. Ma sarebbe ancor più utile che gli enti preposti alla tutela ambientale dei costoni, dall’amministrazione provinciale alla Regione Campania alla Protezione civile sbloccassero i fondi stanziati per gli interventi della messa in sicurezza della vita umana in mare. Fondi che ogni anno, all’inizio dell’estate, vengono evocati ma la cui spesa viene puntualmente disattesa. Salvo poi piangere vite di giovani spezzate per morti annunciate in occasione di frane dal costone rivierasco: come quella del piccolo Marco di Marina di Puolo, rimasto vittima qualche anno fa della caduta d’un masso dal costone di Capri durante un giro in barca poco al largo dell’isola azzurra. (Gennaro Pappalardo il Mattino)

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