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Il segretario della Fiom Maurizio Landini era stato tutt'altro che duro. «Chi nel Pd dichiara che è pronto a votare sì al referendum di Marchionne a Mirafiori, provi a mettersi nei panni di chi deve andare in fabbrica a subire quelle condizioni». Così, educatamente. Senza dire quel che più sarebbe stato giusto, cioè «andate voi allora a lavorare». Si devono essere sentiti piccati, consapevoli della loro povertà d'immaginazione, tanti esponenti del Partito democratico. Al punto che Massimo D'Alema, intervistato dal Tg3, ha risposto sposando capre a cavoli: la proposta di Marchionne e l'accordo di Pomigliano sono un «buon risultato», negativa è solo «l'esclusione della Fiom». Come se nella logica dell'ad. della Fiat le due cose non fossero gravemente collegate. Poi alla domanda sulla richiesta di «immedesimazione» rivolta da Landini ad alcuni leader Pd, con uno sguardo sornione - che Luigi Pintor definiva «il pappagone di Luigi De Filippo» - D'Alema ha fatto una pausa ...e via la battuta: «Nemmeno Landini mi pare che lavori alla catena». Ora è comprovato che l'attuale segretario dei metalmeccanici Fiom ha cominciato a lavorare in fabbrica all'età di 15 anni. Mentre Massimo D'Alema, pur esperto di «guerre umanitarie», questa del lavoro in fabbrica se l'è davvero persa. Lui e tanti altri nel Pd. (di Tommaso di Francesco da il Manifesto.it)
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