L’intervento di Flora Beneduce al Consiglio Nazionale dei Club della Libertà
Grazie per avermi offerto la possibilità di parlare. Mi presento a coloro che non mi conoscono. Sono Flora Beneduce, sono medico e primario da dieci anni in ospedali di eccellenza a Napoli. L’onorevole Valducci lo sa, sono stata candidata alle regionali in Campania e, nonostante il fuoco amico, in poco più di venti giorni, non avendo mai fatto politica, circa 14mila persone mi hanno votato. Sono orgogliosa di essere qui con voi, in qualità di consigliere nazionale dei Club della Libertà. Noi siamo la parte sana, la parte propositiva del grande Popolo della Libertà. Noi siamo gente per bene, la squadra che guarda al futuro. Noi crediamo nella libertà, nel garantismo, nell’inviolabilità della persona, nel rispetto della vita e della famiglia. Noi siamo la forza motrice di questo partito. Noi siamo i giovani, anche se quasi tutti hanno superato la maggiore età. I giovani, dunque. Purtroppo la politica sta penalizzando proprio i giovani che, per esempio, a Napoli, hanno espresso un voto di protesta, abbracciando chi si è proposto come moderno Masaniello al di sopra dei partiti. La debacle elettorale delle amministrative partenopee è stata determinata proprio da questo: dall’incapacità della politica, anche quella del nostro partito, di offrire una proposta di rottura rispetto al passato. E così, Gianni Lettieri è sembrato in continuità con la vecchia politica. Un candidato sbagliato che ha scelto una campagna elettorale sbagliata, affidandone la comunicazione ad un uomo sbagliato, che fino a poco tempo fa ha collaborato gomito a gomito con Bassolino, con cui lavorava al governo regionale. Sono questi gli errori che commette il nostro partito. Imporre dall’alto le scelte delle persone. L’errore di fondo di un partito, lasciatemelo dire, nel quale non si discute, nel quale vige il principio dell’obbedienza cieca ed assoluta.
Un partito che non punta sui giovani, un partito che non assicura ai giovani l’avvenire a lungo non regge. E non regge perché non è presente sul territorio, non offre alla gente punti di riferimento certi e disponibili. Un partito come il nostro, così come oggi è, ha fatto il suo tempo. Napoli, Milano, il referendum ce ne hanno dato una prova. Un partito che non si rinnova, nel quale si hanno doppi, tripli incarichi che non si è in grado di assolvere, che promette e non mantiene, va cambiato. Io credo che molti qui queste cose le sanno meglio di me. La nostra speranza è Angelino Alfano. Avviciniamo la gente alla politica, teniamo accesi i telefonini dopo il voto, continuiamo instancabilmente a lavorare sul territorio, ascoltiamo i nostri interlocutori e diamo risposte concrete. Il partito deve essere una famiglia, deve accogliere e, soprattutto, deve dire anche no. No a chi intraprende la carriera politica solo perché ha legami con uomini forti. No a chi gioca con le promesse, no a chi non fa sistema e persegue solo fini personali. Le donne, poi. In questa sede mi rivolgo ai vertici del partito e chiedo una scossa per la Campania. Diamo un esempio. Gli eletti che entreranno nella nuova giunta regionale lascino la poltrona di consiglieri e le donne che devono far parte della rosa degli assessori siano persone impegnate sul territorio, carismatiche e operative. Incarichi di responsabilità istituzionale siano affidati a uomini e donne che hanno saputo ascoltare e interpretare le esigenze della gente, che abbiano lavorato per fornire riscontri alle domande poste, che siano stati attivi sul territorio, che siano conosciuti per l’impegno civile e non per rapporti sentimentali o per passaggi in televisione. Le donne sono un’opportunità, non un’imposizione. Entrino nelle istituzioni, nel governo, nelle giunte regionali donne preparate, che hanno dato prova di sé nelle professioni, nella società, nelle imprese. Oggi abbiamo un appuntamento con la crescita. Non lasciamo che ci sfugga. Viriamo energicamente verso una nuova gestione della politica, facciamo in modo di essere il sale della nostra terra depredata negli anni dal clientelismo e dalla corruzione. Mi riferisco alla Campania e non solo alla Campania, e diamo soprattutto al Paese esempi di moralità nei comportamenti pubblici e, perché no, anche nei comportamenti della vita privata. Certo, il nostro presidente rappresenta ancora la nostra vera risorsa, ma, mi si perdoni l’ardire, c’è qualcuno che abbia il coraggio di dire al nostro presidente di darsi una regolata?
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