Fonte: Francesco Ferrigno da il Mattino
Castellammare di Stabia - Tutti con il fiato sospeso fino a pochi minuti dalla fine, poi arriva la seconda rete delle vespe. E il sogno diventa realtà. Il tripudio. La città esplode di gioia. Un urlo collettivo rimbomba dalle finestre, per le strade, nei vicoli, nei bar. È quasi un boato quello dei migliaia di tifosi che si abbracciano, sventolano la bandiera gialloblù, gridano alla vittoria attesa da sessanta anni, tutti stretti intorno al maxischermo allestito al Romeo Menti per chi è rimasto in città. E comincia la festa. Caroselli di auto, «stappate» e fiumi di champagne, clacson all’unisono riempiono ogni piazza e angolo di Castellammare. Una kermesse di sciarpe, bandiere e striscioni gialloblù. Epicentro viale Europa, paralizzato nel pomeriggio di ieri dai tifosi in delirio. Un urlo liberatorio lanciato da un territorio stretto nella morsa della crisi economica. Una simbiosi che si è creata negli ultimi tempi tra squadra e città, con i calciatori che sulla maglia hanno portato la scritta «Castellammare è Fincantieri». Oggi, almeno per un giorno, Castellammare si può lasciare alle spalle i problemi e sventolare i colori della vittoria.
Colori che il prossimo anno decoreranno i grandi stadi, dal Marassi di Genova, all’Olimpico di Torino al San Nicola di Bari. «Torino stiamo arrivando», urla qualcuno all’esterno dello stadio di via Cosenza. «È un sogno che si avvera - dice Armando, 43enne operaio, mentre centinaia di persone invadono il terreno di gioco ai lati del maxischermo - non ci sono altre parole per descrive questa gioia. Dodici anni fa ero ad Avellino ad assistere alla finale persa contro il Savoia e fu una delusione tremenda. Non voglio più pensarci, adesso bisogna solo festeggiare». In circa duemila hanno assistito ieri alla partita al Menti: fumogeni, cori e striscioni per unirsi agli altri duemila supporter che hanno seguito la Juve Stabia in trasferta, partiti ieri mattina da Castellammare. Prima del collegamento con il Flaminio di Roma sul maxischermo è stato proiettato un documentario sull’impresa della Juve Stabia nel 1951, l’ultima volta che le vespe approdarono in serie cadetta. Un’impresa che si è ripetuta nel periodo in cui, forse, Castellammare ne aveva più bisogno. «Non mi sono perso una partita quest’anno - dice Giuseppe, 40 anni, ieri a festeggiare in viale Europa insieme al figlioletto - Sono contento che anche il mio bambino assista a tutto questo, sicuramente lo ricorderà. Non è solo un grande evento sportivo è anche una forma di riscatto per la nostra città messa in ginocchio dalla crisi Fincantieri». In mezzo ai caroselli che sfrecciano in via Cosenza c’è anche chi deve onorare una scommessa: quella che, se avessero vinto le vespe, sarebbe andato in pellegrinaggio a piedi nudi e con tanto di maglia della Juve Stabia dal centro antico al Menti. E così è stato. Sudato e un po’ sofferente il tifoso redento, mentre cammina scalzo, si dichiara «contentissimo». «Non ci posso credere – afferma Gianfilippo, studente 24enne - la squadra della mia città è in serie B. Mi tremano le gambe e non ho più voce. Ci siamo meritati tutto questo, non abbiamo mai rubato niente, siamo in serie B con le nostre sole forze». La festa è proseguita sino a tarda notte con il ritorno della squadra in città proveniente da Roma ma già si preannunciano altre manifestazioni di gioia nei prossimi giorni. Ora l’alloro e l’attenzione della città andrà ai veri protagonisti di questa vittoria, al capitano «gigante buono» Morris Molinaro e al bomber «Re Giorgio» Corona, alla squadra tutta e al tecnico Piero Braglia. «La promozione della Juve Stabia in serie B – ha detto il consigliere comunale Antonio Sicignano – non è solo una vittoria calcistica, ma il riscatto di una città, che per la prima volta finisce alla ribalta nazionale per meritati risultati sportivi e non a vicende associate alla parola camorra. Per questo e per molto altro ancora, rivolgo i miei complimenti alla squadra, al mister, alla dirigenza, a Manniello e ai tifosi, che per la Castellammare calcistica hanno sempre rappresentato l’uomo in più».
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