domenica 17 novembre 2013

Monte Faito: Una storia complicata

Negli anni 50 e 60, se volevi far bella figura, dovevi portare i tuoi ospiti a Monte Faito

di Franca Rossi, Segretaria del PD Vico Equense

Vico Equense - La strada Moiano- Faito non esisteva ancora, bisognava salirci in Funivia oppure per la Strada Privata di Quisisana, a pedaggio. La funivia funzionava tutto l’anno e il massimo dello chic, specie d’inverno, era saltarvi dentro e sbarcare a Monte Faito , fermarsi al Bar della Funivia e ordinare la famosa cioccolata calda di Eugenio o un bel doppio Kummel (all’epoca si portava) , fare quattro chiacchiere con gli amici e osservare dalle vetrate la caduta della neve sul Piazzale della Funivia. Il bar era elegante, i finimenti di ottone del bancone erano splendenti, Eugenio era burbero sì, ma manteneva quel bar come un gioiello, assieme alla moglie ed ai collaboratori, tra cui il mitico Gigino che ancor oggi continua quell’attività con coraggio ed abnegazione. Inutile dire che si respirava un’atmosfera da favola: bella gente, eleganza… A due passi, il Grand Hotel Monte Faito, con gli allievi della sua Scuola-Convitto Alberghiera che studiavano e facevano tirocinio in albergo tra posate d’argento e vasellame raffinato, tappeti ed arazzi pregiati. Di fronte, lo Chalet in legno pullulava di villeggianti che ,anche d’inverno, preferivano trascorrervi i fine settimana e le vacanze di Natale divertendosi nella faggeta, dove potevano usare il piccolo impianto di risalita per le loro imprese sciistiche. E la sera tutti al Cinema Teatro Ciclamino ,una sala con platea e ampio loggione al primo piano. Personaggi dello spettacolo in auge a quel tempo intrattenevano i villeggianti nelle loro feste ( private naturalmente ….se non eri del giro non entravi). D’estate al Centro Sportivo, costruito dai villeggianti proprietari di villette, si disputavano gare di tennis, pattinaggio, basket, nuoto in piscina, insomma, per quell’epoca era roba da ricchi… Fuori dal Cento Sportivo ,una piccola stazione dei Carabinieri, una scuola elementare pluriclasse, la stazione della Guardia Forestale e un’Infermeria. Al Pian del Pero un Centro Ippico a disposizione di chi voleva fare equitazione … Ci non ricorda ancora i famosi Concorsi Ippici con i fratelli d’Inzeo…! I villini erano impeccabili e fioriti, la manutenzione era continua e puntuale , le strade ben curate. I boschi pulitissimi , le mucche al pascolo… e si… le mucche…quelle della Fattoria, modernissima ed automatizzata ( per l’epoca) , dove si allevavano i bovini, si coltivavano ortaggi e si producevano i latticini con punti vendita sia al Faito ( ex Taverna del Leone) che in città. Le contadine della zona alta di Vico si arrampicavano sulle pendici per falciare l’erba per le loro mucche e così facendo tenevano pulito anche il sottobosco, mai un incendio!
 
I villini erano intervallati dai campi di meli e peri o di ciliegi e castagni, tutte colture tipiche del Faito, che si sono perse per fare posto soltanto al pino nero, specie non autoctona e peraltro molto invasiva, che faceva tanto “villaggio alpino”…. L’economia di Vico e soprattutto della zona alta girava intorno alla montagna. Un autobus di linea partiva da Napoli per il Faito…passeggero d’eccezione fu Alcide De Gasperi che vi trascorse il Capodanno del ’52. Ma anche Giorgio la Pira partecipò a un convegno al Faito. Molte foto storiche le esposi in una Mostra Fotografica organizzata dalla Pro Faito in occasione del 60° anniversario della fondazione del Villaggio. Al Piazzale Funivia c’era l’Ufficio Postale e più avanti una Stazione Meteo , ancora più avanti il Cinema Ciclamino (un’ampia platea e un loggione al primo piano) Un acquedotto privato serviva il villaggio ben prima che fosse costruito l’Acquedotto Penisola Sorrentina…A Vico attingevamo a pozzi e fontanelle pubbliche, ma al Faito avevano già ”l’acqua in casa”. Un depuratore trattava i liquami , in un’epoca in cui i depuratori erano quasi sconosciuti in Italia, e le fogne sconosciute a Vico. Il Villaggio era gestito come un lussuoso condominio dalla Società Monte Faito ,all’epoca proprietaria della montagna. Arrivò il boom economico e ben presto gli usi e i costumi cambiarono, si diffuse il possesso di auto private, si viaggiava su e giù per l’Italia, non si faceva più la villeggiatura per 3 o 4 mesi all’anno, i figli non andavano più in vacanza con i genitori , sorsero altre abitudini: le ferie in giro per il mondo, ognuno per conto suo, entrambi i genitori impegnati nel lavoro anche d’estate… e il villaggio man mano si spopolava , con la continua perdita di tutti i servizi: Guardia Forestale, Carabinieri, Ufficio Postale, Fattoria, scuola, cinema, distributore di benzina, negozi … Molte case cominciarono a restare chiuse anche d’estate e quindi trascurate. Il Centro Sportivo fu ceduto alla Società Monte Faito per l’impossibilità dei proprietari a continuare a gestirlo. Con l’apertura negli anni 60 della strada Statale Moiano-Faito ( percorsa da Aldo Moro nel viaggio inaugurale), il villaggio ,da privato ed esclusivo, era diventato prevalentemente di uso pubblico. In realtà lo era anche prima: non si capisce infatti come in un villaggio privato potessero esserci una Funivia, una stazione dei Carabinieri, un ufficio Postale…mistero! Ma la cosa si complicò ancora di più con questa nuova strada statale e il traffico di veicoli che ne derivò, Le strade si usuravano rapidamente, i costi a carico della Società e dei proprietari “condomini” aumentavano, e man mano si rallentarono gli interventi di manutenzione fino all’azzeramento totale. La Società Monte Faito in seguito passerà più volte di mano fino a Fintecna ( tutte del gruppo IRI) ma nessuno di queste Società si curerà mai della montagna. Le case intanto passavano di mano a prezzi stracciati a seguito di un incidente della Funivia negli anni 60 che creò una sorta di psicosi ( per non parlare della successiva scomparsa della piccola Celentano negli anni 90!). In questi contesti si inquadravano le difficoltà dei nuovi proprietari , dei villeggianti, dei residenti e soprattutto degli esercenti. E gli interventi a gran voce richiesti al Comune di Vico Equense che ,anche se avesse voluto , non avrebbe potuto intervenire del tutto legittimamente su un territorio privato per migliorarne la vivibilità, restavano lettera morta. Nel 1984 quegli abitanti ,villeggianti ed esercenti furono costretti a riunirsi in associazione per cercare di rivendicare la fornitura dei servizi divenuti scadenti. Nacque così l’ Associazione Pro Faito, di cui mi onoro di essere stata Presidente per tanti anni. Fu questa Associazione che negli anni 90 si fece carico di promuovere la costituzione di un Consorzio ( oggi in liquidazione) per ottemperare ad un’ordinanza di adeguamento alle nuove norme (in pratica la ricostruzione ex novo) del vecchio depuratore, provvedendo in proprio e con grandi sacrifici economici alla gestione di questo e della rete fognaria ( era Sindaco Rinaldi Landolina) . L’Associazione rappresentava, e rappresenta ancora oggi, continuamente presso le Istituzioni i problemi del continuo degrado e perdita di servizi, ma , malgrado l’impegno di tanti anni ,in concreto non riuscì ad ottenere altro che il passaggio dell’impianto privato di illuminazione stradale al Comune di Vico e l’acquisizione delle strade del Villaggio allo stesso Comune (era Sindaco Savarese). Non era granchè, ma questi ultimi interventi strategici hanno decretato definitivamente la legittimazione del Villaggio come parte integrante del Comune di Vico Equense ,alla stregua delle altre borgate, non più quindi un territorio privato ad uso pubblico in cui né il pubblico e né il privato riuscivano mai ad intervenire legittimamente. Finalmente si aveva un unico interlocutore! Nel 2007, dopo che Fintecna aveva dismesso anche l’acquedotto, la strada per Castellammare e tutti gli altri servizi per la collettività, il Faito, con i suoi boschi e i suoi immobili, compreso il Centro Sportivo, veniva finalmente acquistato dalla Regione e dalla Provincia. Tante speranze furono riposte in questo passaggio dall’amministrazione privata alla Pubblica Amministrazione, ma finora nessun intervento migliorativo è stato realizzato e il degrado continua… La Gori che ha rilevato l’acquedotto, fornisce un servizio a singhiozzo, e d’estate, proprio quando il villaggio si popola e maggiore è il pericolo incendi, interrompe ,un giorno si e l’altro pure, la fornitura idrica . Dalla istituzione dell’Ente Parco non si è ottenuto altro che l’installazione di qualche cartello qua e là, e per giunta anche con diverse incongruenze nella segnaletica. Intanto al danno si aggiunge la beffa! Le case del Faito, che negli anni ’50 furono classificate ville isolate di lusso (categoria A7 classe 4°), “godono” attualmente di una rendita catastale ingiustificatamente elevata sia per l’assenza dei servizi basilari che per la tipologia delle costruzioni non più di lusso ormai, anzi….…Si aggiunga a questo che il Comune di Vico ,onde evitare che i contribuenti potessero usufruire di abbattimenti di imposta in quanto zona montana, definì la zona del Faito comicamente “ zona pedemontana”…. Questo problema ,oltre a gravare enormemente sui proprietari di immobili ( che non sono più quelli di una volta…) a causa della elevata tassazione, rende ancor più difficili anche le compravendite, incidendo negativamente sull’economia locale basata sulle ristrutturazioni e sulle manutenzioni. Praticamente gli immobili non hanno mercato. Ora che anche la Funivia è ferma, le autolinee no… ma quasi, la strada per Castellammare è interrotta, la fornitura idrica è a singhiozzo, non resterebbe che votarsi a S. Michele Arcangelo protettore del Faito… ma qualcosina pare che si stia muovendo, grazie all’impegno delle Associazioni supportate dal Partito Democratico che fin dallo scorso settembre ha focalizzato l’attenzione delle Istituzioni regionali sul problema della Funivia e della strada di Quisisana. Per il momento un passo avanti è stato fatto con lo sblocco dei fondi per la strada che parte da Quisisana e di competenza del Comune di Castellammare. Vigileremo affinchè gli interventi continuino ad essere di concretezza . Faccio parte della comunità del Faito e non amo la demagogia.

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