giovedì 13 gennaio 2022

Vico Equense. La strada che non c'è...

Sandro Spadaro Sapari e Gennaro Cinque
Foto del 13 gennaio 2012
Vico Equense - Il tempo era già maturo nel 2012 per intitolare una strada della Città di Vico Equense, di cui è stato Sindaco, a Carlo Fermariello. Il prossimo 15 gennaio saranno trascorsi venticinque anni dalla sua scomparsa, e 15 da quando la Giunta comunale di Vico Equense, Primo cittadino Gennaro Cinque, decise di menzionarlo nella toponomastica cittadina, intitolandogli una strada, motivando così la scelta presa: "Al Leone Rosso Carlo Fermariello, illustre concittadino, uomo dalle grandi capacità politiche, serietà, trasparenza e integrità morale, esempio per le nuove generazioni." Al momento della sottoscrizione della delibera, avvenuta il 13 gennaio 2012, nel vecchio Palazzo Municipale, oltre all'Amministrazione comunale era presente anche Sandro Spadaro Sapari, figlio di Adriana Fermariello, sorella del compianto Carlo, che alle elezioni amministrative del 1996, avanzò la sua candidatura a Sindaco della cittadina equana ad un vasto schieramento progressista. L’allora Sindaco Gennaro Cinque, oggi consigliere regionale e comunale di Vico Equense, dichiarò. "Questo riconoscimento è un modo per affidare, in particolare alle giovani generazioni, la memoria di chi operò per costruire un Paese migliore." Non se ne è fatto mai nulla. Alla delibera non è stato mai dato seguito. Anche l’Amministrazione di Andrea Buonocore ha solo fatto annunci e chiacchiere. A venti anni dalla scomparsa pubblicamente prese l’impegno di ricordarlo, ma anche lui non ha fatto niente. Chiederlo, oggi, a quella di Giuseppe Aiello, ideologicamente molto lontana da quella di Fermariello, sarebbe perdere dell’altro tempo, anche se a distanza di tanto tempo le persone coinvolte politicamente sono le stesse. In Consiglio comunale, oltre a Buonocore, siede l’ex Sindaco Gennaro Cinque, che è anche Consigliere regionale, ma oggi è una persona completamente diversa, mi spiace dirlo, ma non è più il decisionista di una volta. Detto questo, chi ha conosciuto Carlo lo ricorda come un riformista anomalo, fatto di carne, sangue e ossa, certamente non un burocrate. Oggi mancano tutte queste cose e, in più, i suoi racconti, quella capacità di affabulazione che avvolgeva anche gli ascoltatori più duri. Manca l'esempio di una vita degna di essere vissuta e, soprattutto oggi, il suo parlar chiaro, il fragoroso sommergere tutto il grigiore e le avversità con una sonora risata.

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