Martedì mattina, alle ore sei, il sacrestano della Basilica di San Nicola a Bari ha scoperto il furto. Spariti l’anello, l’Evangeliario, un crocifisso e la collana reliquiaria con la cassetta delle offerte. I ladri si sono introdotti dalla torre campanaria tirando giù un’inferriata e sfondando un portone di legno. Bari è il centro di culto di uno dei santi venerato da cristiani e ortodossi e il furto ha suscitato un’indignazione generale. Il sistema di videosorveglianza non ha dato alcun sostegno: si vede un ladro introdursi nella basilica, munito di mascherina anticovid, agire indisturbato per un paio d’ore. Rispetto al tempo impiegato la refurtiva è meno di quello che avrebbe potuto prendere. Tutto fa pensare a un oltraggio più che a un riscontro economico. Sono circa otto anni, dai massacri nel Donbass, che nelle due chiese di Bari intitolate al santo: quella romanica e quella russa ortodossa, i fedeli pregano per la pace. San Nicola giunse a Bari nel 1087. Nei secoli IX e XII tra i prodotti commerciati sia via mare che via terra c’erano anche le reliquie dei santi e di Cristo. Furono oggetto di culto diffuso tra mille controversie di chi era incredulo e doveva confutare e chi credeva ciecamente che le reliquie fossero appartenute ai santi. Tra tutti si opponevano gli eretici e i teologi. Vi erano quelle inconfutabili poiché i miracoli effettuati dai santi cui appartenevano non erano in dubbio, come quelle di San Pietro a Roma, Sant’Andrea ad Amalfi, San Matteo a Salerno, San Giacomo a Compostela in Spagna.
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