venerdì 28 novembre 2025

Funivia Faito, prima della tragedia furono riscontrati due guasti

Le testimonianze. Un tecnico fu chiamato per risistemare il cavo di soccorso 

di Dario Sautto - Il Corriere del Mezzogiorno 

Castellammare di Stabia - La mattina del 17 aprile scorso, le corse della funivia del monte Faito partirono con due ore di ritardo perché furono riscontrati due guasti. A oltre sette mesi dalla tragedia del giovedì Santo e a pochi giorni dal ritorno in aula per l’incidente probatorio in corso dinanzi al gip Luisa Crasta, emergono dettagli sul grave incidente costato la vita a quattro persone – tre turisti e un dipendente Eav – e causò il ferimento in maniera grave di un altro passeggero. Le anomalie sono emerse nel corso delle testimonianze raccolte dagli agenti del commissariato di polizia di Castellammare di Stabia e della Squadra Mobile di Napoli, che conducono le indagini coordinate dalla Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, aggiunto Giovanni Cilenti, sostituti Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio). Omicidio colposo plurimo e disastro colposo sono i reati principali contestati a 26 soggetti, tra cui l’Eav con i suoi vertici e alcuni dipendenti, ma anche ispettori dell’agenzia ministeriale Ansfisa e responsabili delle aziende che si sono occupate della manutenzione dell’impianto di risalita che da Castellammare portava in 8 minuti a quota 1131 metri. Il giorno prima della tragedia, il monte Faito fu colpito da una ondata di maltempo, con fortissime raffiche di vento che causarono la caduta di diversi alberi attorno alla stazione in montagna. Nulla che potesse far presagire la tragedia, visto che un impianto del genere è costruito per resistere anche a questo.

 

Causa maltempo, il 16 aprile saltarono i controlli settimanali, che furono eseguiti il giorno successivo, proprio giovedì 17. E, secondo quanto riferito da alcuni dipendenti Eav, furono riscontrate due anomalie differenti che fecero slittare la prima corsa alle 11:40. La fune di soccorso della cabina poi precipitata era fuoriuscita da un rullo di appoggio e, dopo il giro di prova, era stato chiamato un tecnico per la riparazione. Un inconveniente che capitava solo quando c’era forte vento. Proprio la fune di soccorso era stata sostituita a marzo da una delle ditte coinvolte nell’inchiesta, poiché erano stati riscontrati diversi problemi nel corso delle verifiche prima della riapertura dell’impianto. Quella stessa mattina, però, un’altra anomalia di lieve entità fu riscontrata dai computer e fu necessaria la sostituzione di un fusibile (o scaricatore). Le ulteriori verifiche di routine, andate avanti dalle 9.30 alle 11, non evidenziarono altre anomalie e alle 11.40 il servizio partì regolarmente. Durante la settima corsa, partita dopo le 14.30, si verificò la tragedia, sulla quale sono in corso gli accertamenti tecnici. L’inchiesta servirà a capire anche se quelle anomalie, soprattutto dopo il forte vento del giorno precedente, potessero richiedere un’interruzione del servizio di trasporto, anche se le attenzioni degli inquirenti sono dedicate soprattutto alla manutenzione – ordinaria e straordinaria – a cui era stato sottoposto l’intero impianto di risalita, fino a poche settimane prima della riapertura, con tanto di prove con zavorre e controlli magnetoscopici alle funi. Agli atti dell’inchiesta, figurano anche due filmati: il primo delle telecamere dell’impianto, il secondo fornito da uno dei turisti salvati dalla cabina rimasta sospesa nella stazione a valle, il quale aveva registrato il viaggio in discesa, interrotto bruscamente dalla rottura della fune traente a circa 20 metri dall’arrivo. 

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