domenica 23 novembre 2025

Marina di Aequa. Ugo Manganaro, il pescatore morto folgorato

A gennaio inizierà il processo 

Vico Equense - Tre anni fa, la sera del 22 novembre 2022 alla marina di Aequa a Vico Equense, Ugo Manganaro, un giovane pescatore di 34 anni, ha perso la vita in circostanze drammatiche, folgorato da una scarica elettrica. La sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile non solo tra i suoi cari, ma nell'intera comunità locale, dove Ugo era conosciuto e apprezzato per la sua dedizione al lavoro, il suo legame profondo con il mare e la sua disponibilità. Ciò che ha reso la tragedia ancora più dolorosa è la prospettiva che potesse essere evitata. Le indagini successive, condotte dalla Procura di Torre Annunziata, hanno portato alla luce un malfunzionamento di lunga data di una cabina elettrica situata nei pressi della spiaggia, che avrebbe sprigionato la fatale scarica. La famiglia di Ugo, in particolare sua madre Mariangela, ha intrapreso una coraggiosa battaglia per ottenere giustizia e verità, chiedendo che vengano accertate le responsabilità per la mancata manutenzione dell'impianto. A oggi, sei persone, tra dirigenti Enel e imprenditori locali, risultano indagate per omicidio colposo, in un processo che la famiglia spera possa finalmente fare luce sull'accaduto e rendere giustizia alla memoria di Ugo. Al di là degli aspetti legali, il ricordo di Ugo Manganaro rimane vivo e tangibile a Marina di Seiano.
 
Ogni anno, in occasione dell'anniversario della sua scomparsa, amici, parenti e residenti si stringono attorno alla famiglia, rinnovando la memoria di un giovane uomo strappato troppo presto alla vita e al suo amato mare. La madre, Mariangela, ha condiviso nel giorno dell'anniversario della scomparsa alcune riflessioni che raccontano cosa significhi vivere tre anni sospesi tra dolore e memoria. «Tre anni con te ma senza di te... tre anni, un passo avanti e due indietro», scrive, spiegando come ogni sua giornata porti con sé il peso di un ricordo che non smette di tornare. Il tempo, invece di lenire, sembra aver trasformato la sofferenza in una forma nuova di attesa: «Anche il mio corpo è cambiato, mille anni mi sono caduti addosso. I miei occhi non sorridono, aspettano», Parole che rivelano la fatica del vivere quotidiano, ma anche quel filo invisibile che la lega ancora a suo figlio, un legame che ora passa attraverso sensazioni, ricordi, intuizioni interiori. Guardando il mare, racconta, immagina Ugo «sereno, bellissimo», come lo vedeva un tempo, con la sua espressione dolce e quel «sto bene ei ma!» che lei porta scolpito nella memoria. In queste immagini, che non vogliono essere spiegazioni ma conforto, si concentra il senso di una maternità che continua oltre la vita materiale. «Si muore lasciando un corpo che ha un senso nella materia. Si vive come essenza…», afferma, rivelando come la spiritualità sia diventata parte del suo modo di abitare il dolore. E aggiunge una frase che racchiude una promessa: «Ieri mi ha detto: arriveranno cose belle mamma». Ugo non era solo un pescatore; era parte integrante del tessuto sociale della marina di Aequa, un volto amico, un esempio di tenacia e amore per la propria terra e il proprio mestiere. Questo articolo vuole essere un piccolo omaggio alla sua memoria, per far sì che la sua storia non venga dimenticata e che la sua assenza continui a ricordarci l'importanza della sicurezza e della cura del nostro territorio.

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