giovedì 19 giugno 2008

«Comunità montane tagli insostenibili»

Il vicepresidente della giunta regionale Antonio Valiante fa i conti di quanto costerebbe alla Campania il temuto azzeramento, per decreto di scioglimento, delle 27 comunità montane. «Per la nostra regione 24 milioni». Trasferimenti statali, da destinare al sostegno dei territori montagnosi, che verrebbero a mancare. Questo nel caso il governo imbocchi oggi la via della decretazione e della tabula rasa, andando oltre i tagli imposti dal precedente governo che, pur pesanti, erano stati assolti con un disegno legge regionale (a questo punto sospeso) che sfrondava le spese di cinque milioni di euro. Ed abbassava a 21 il numero delle comunità montane. «Ritengo - dice Valiante - che il riordino sia giusto ma che sia altrettanto giusto mantenere in piedi una politica che riguardi la montagna, soprattutto per una regione come la nostra che è montagnosa per la gran parte del suo territorio». Potrebbe la regione supplire? «Non è facile. Certo, si farebbe il possibile, ma il taglio sarebbe pesantissimo». Il professor Pietro Ciarlo, consigliere regionale e coautore del progetto di ridimensionamento delle comunità montane campane, sostiene che, comunque, la regione, «non potrà rinunciare a politiche sociali per la montagna». Perchè si possono abolire le comunità ma non i problemi. «La regione - dice Ciarlo - studierà, in caso, altre forme associative per gestire i territori. E non è detto che il governo voglia cancellare del tutto anche i trasferimenti statali. Aspettiamo di leggere le norme transitorie. Ci sono una serie di problemi, sui rapporti in essere ad esempio, sul personale, che devono essere affrontati». Non solo comunità montane. Anche la provincia di Napoli, con quelle di altre grandi città italiane, potrebbe essere cancellata. La materia potrebbe finire in un disegno di legge accorpato alla Finanziaria. E l’orientamento, almeno quello del Viminale, sarebbe quello di procedere «sulla linea indicata dal codice delle autonomie». Ci crede il presidente della provincia di Napoli Dino Di Palma. Il decreto, ragiona, non è praticabile. Ci sono problemi di costituzionalità, non si vede dove siano l’urgenza e la straordinarietà. «La nostra provincia, poi, conta 3milioni e duecentomila abitanti. Tante e cruciali sono le competenze sovracomunali: urbanistica, gestione di strade, pianficazione scolastica, ambiente. Il governo ha davanti l’occasione per una riforma che attende da troppo tempo. Si vuole un sindaco metropolitano, con una rete di municipalità con molte competenze amministrative? Si può fare ora. Credo il ministro Maroni abbia dimostrato sensibilità». E a chi parla di risparmi, almeno sulle diarie dice: «le diarie provinciali sono già state decurtate del 20% ed un consigliere riceve circa 1500 euro al mese, niente di paragonabile a quelle parlamentari o regionali. Tutta la filiera istituzionale potrebbe dare l’esempio, dal Senato in giù..» (c.gr. il Mattino)

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