venerdì 24 febbraio 2017

Altro che dimissioni Tito vara il rimpasto

Giuseppe Tito
Dopo quasi due mesi di stallo il sindaco restituisce le deleghe. Il fedelissimo Cacace resta vice e ottiene i lavori pubblici 

Fonte: Salvatore Dare da Metropolis 

Meta - E' un segnale importante. Anzi, è la conferma che non ha alcuna intenzione di dimettersi. Il sindaco di Meta Giuseppe Tito ha restituito le deleghe ai suoi quattro assessori dopo 52 giorni passati a governare con una giunta depotenziata. Nessun rimpasto di poltrone come invece si pensava all'inizio. Confermati il vicesindaco Pasquale Cacace e gli assessori Angela Aiello, Biancamaria Balzano e Massimo Starita. I decreti sono stati firmati ieri mattina: appena arrivato in municipio, Tito ha deciso di rilanciare mediaticamente l'amministrazione con un provvedimento già illustrato ai fedelissimi, in una riunione plenaria, martedì a ora di pranzo. Possibile che lunedì prossimo il sindaco possa uscire allo scoperto, convocare una conferenza stampa e parlare per la prima volta in pubblico dopo la bufera. Nei decreti, la motivazione sembra richiamare proprio la tempesta, il "Tito-gate": «Ravvisata la necessità di affidare agli assessori la cura di alcune attività dell'ente al fine di assicurare una più intensa vigilanza ed un funzionamento più soddisfacente dei relativi settori» scrive il leader Pd. Si tratta di quello che, secondo la Procura di Torre Annunziata, è venuto meno su appalti chiave come luminarie natalizie, parcheggi e trasporto scolastico.
 
Nel documento, Tito prosegue a mostrarsi lapidario e conferisce agli assessori anche la possibilità di firmare gli atti «di natura non gestionale e che non impegnano l'amministrazione verso l'esterno, relativi alla materia delegata». Come a dire: nessun esborso economico del Comune può essere stabilito in maniera esclusiva dagli assessori i quali, a loro volta, non devono assumere eccessive responsabilità. Si va avanti in attesa degli sviluppi. Tito e gli altri indagati vogliono iniziare a difendersi, l'ora dell'interrogatorio dinanzi al sostituto procuratore Silvio Pavia potrebbe scoccare da un momento all'altro e rappresentare il primo momento risolutivo dell'intera inchiesta. La maggioranza, così come Tito, ha fin da subito assunto un atteggiamento riservato, spento, poco aperto al pubblico e lontano dall'enfasi dei giorni migliori quando interventi ordinari, rischiavano talvolta di apparire rivoluzioni copernicane. Nessuno vuole voltare le spalle a Tito né dare l'impressione del Giuda della situazione. Eppure alcuni Ecco le nuove deleghe agli assessori "congelati" per 52 giorni adepti del «sindaco del popolo» stanno discutendo su cosa bisognerà fare in caso di rinvio a giudizio del primo cittadino del Partito democratico. Se la Procura dovesse chiedere il processo e se il giudice dell'udienza preliminare accogliesse la richiesta, i giochi politici potrebbero chiudersi anzitempo sull'intera tabella di marcia di tutta la compagine politica. Non si tratta solo di ipotesi di abuso d'ufficio, ma di corruzione. E con una condotta, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, che si spalma su un quadriennio in cui Tito ha fatto il grande salto, da super-assessore a sindaco. Saranno i fatti a fare la differenza. Tito vuole ripartire e confida nell'operato del suo alleato storico, il vicesindaco Pasquale Cacace, che nel valzer delle deleghe di ieri ha ottenuto lavori pubblici, turismo, attività produttive, protezione civile e corso pubblico. L'assessore Aiello si occuperà di pubblica istruzione, politiche sociali e contenzioso. L'altra quota rosa in giunta, Biancamaria Balzano, seguirà cultura, pari opportunità, comunicazione, servizi demografici, personale e sanità. Chiude l'assessore Starita: per lui le deleghe sono urbanistica, edilizia privata, pianificazione territoriale, manutenzione e demanio.

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