giovedì 23 febbraio 2017

Castellammare, scandalo infinito ecco quel che resta delle Terme

Era una struttura gioiello: da due anni abbandonata a vandali e intemperie

Fonte: Raffaele Cava da Il Mattino 

Castellammare di Stabia - Degrado, devastazione e abbandono dove prima sorgeva un'oasi felice fatta di cure termali e benessere. E di lavoro. Scempio, è l'unica parola utilizzabile per descrivere l'attuale condizione dello stabilimento delle Nuove Terme di Stabia. L'ingresso della struttura, nell'estate scorsa, è stato murato dopo i ripetuti raid di ladri e vandali, che però hanno trovato altri varchi di accesso. I vetri delle porte in frantumi, addirittura mancano intere facciate dell'edificio: i ladri hanno rotto le vetrate e hanno portato via l'alluminio. Stesso discorso per le finestre e i cavi elettrici della controsoffittatura, i balordi hanno fatto incetta di rame da rivendere a buon prezzo. Sono opera dei vandali, invece, la schiuma degli estintori utilizzati per fare gare, poltrone e scrivanie ribaltate, uffici con faldoni di documenti messi completamente a soqquadro. E c'è persino, beffardo, uno scheletro in plastica posizionato su di una poltrona, dove una volta c'erano i clienti in attesa. Una stima ufficiale dei danni per gli oltre due anni di danneggiamenti non c'è, ma di sicuro il prezzo dell'incuria supera i 100mila euro. È questa la scena che ieri mattina si è presentata agli occhi dei consiglieri comunali della commissione Finanze e all'amministratore unico della Sint (la municipalizzata che gestisce i beni delle terme) Biagio Vanacore. «Uno scempio voluto, Comune e Sint non hanno tutelato un bene pubblico e siamo pronti a denunciarlo», il commento di alcuni ex dipendenti presenti al sopralluogo.
 
«Vogliamo i responsabili, ora salviamo il salvabile», hanno detto i consiglieri Ungaro e Cimmino. Dopo il crac di Terme il curatore fallimentare ha affidato alla Sint e al Comune il complesso termale che sorge sulla collina del Solaro, un tempo fiore all'occhiello della città di Castellammare. Una gloriosa storia iniziata nell'estate del 1964 e finita nel marzo del 2015 con il fallimento, sotto una montagna di oltre 14 milioni di euro di debiti, della partecipata comunale Terme di Stabia che dava lavoro a 90 dipendenti con contratto a tempo indeterminato e oltre 70 stagionali. Alle Terme arrivavano migliaia di persone (anziani, militari, donne incinta e bambini) per rimettersi in sesto dopo infortuni o malattie, oppure semplicemente per trovare momenti di relax e bere dalle 28 diverse sorgenti di acqua. Diversi i trattamenti effettuati, altrettante le cure erogate m convenzione con il sistema sanitario pubblico. Il tetto di spesa fissato dall'Asl Na3 Sud a circa 4 milioni di euro (2 per le cure termali, 2 per la fisiokinesiterapia), fu dimezzato nel 2010. Da lì un lento declino, scandito dalle proteste dei lavoratori, fino alla bocciatura del concordato presentato dal Comune (sotto la gestione dell'ex sindaco Nicola Cuomo) e al licenziamento collettivo. Sono due le amministrazioni comunali cadute sul tema del termalismo, quella di Cuomo appunto e, prima di lui, quella del centrodestra di Luigi Bobbio). Ora c'è un timido interessamento di cordate di imprenditori ma l'amministrazione del sindaco Antonio Pannullo punta per ora alla sola riapertura del parco idropinico e alla dismissione di alcune aree per fare cassa e salvare dal fallimento la Sint. L'opposizione ha proposto la realizzazione di un «polo termale e congressuale». La giunta Pd vuole il rilancio del termalismo attraverso le Antiche Tenne, ristrutturate da pochi anni, ma è in corso uno scontro per la stesura del bando di privatizzazione.

Nessun commento: