Sei giovani s’inventano il lavoro
Vico Equense - “Non esistono formule magiche per creare lavoro. Occorre investire nell’intelligenza e nel cuore delle persone”. E’ quanto sosteneva don Mario Operti, il sacerdote piemontese prematuramente scomparso nel 2001, cui si deve il lancio del progetto Policoro, percorso della Chiesa italiana per aiutare i giovani, soprattutto chi vive il problema della disoccupazione o della precarietà, a sapersi orientare nella ricerca e nella creazione di un’attività d’impresa, partendo dalle loro competenze, capacità, talenti e sogni. Questa sera l’Associazione Culturale Leonardo, unitamente ad altre associazioni del territorio, si è incontrata per parlare di lavoro e prospettive per i giovani di Vico Equense. All’iniziativa ha partecipato Clelia Esposito, animatrice nell'ambito della diocesi Castellammare-Sorrento del progetto Policoro, che ci ha portato l’esperienza di sei giovani di Gragnano, tutti tra i 21 e i 28 anni, che hanno trasformato la loro idea in lavoro concreto. Disoccupati, nel 2011 sognano di fondare un pastificio. E non è un caso: i sei appartengono alle famiglie storiche dei pastai gragnanesi. Quattro di loro costituiscono un’associazione per valorizzare la pasta, mentre gli altri due, universitari, lavorano su vari progetti inerenti al settore. Per mettere su il pastificio è necessario un sostegno economico: 330mila euro.
Una parte si mette insieme con i risparmi delle rispettive famiglie, mentre le banche, diffidenti, negano ogni supporto. Nel 2013 don Alessandro Colasanto, vice parroco di San Leone, chiede alla gente di prestare almeno un euro per finanziare il progetto dei giovani. Nasce così «Gesti di fiducia solidale», garanti sono don Luigi Milano, il parroco, e don Alessandro, responsabile del Policoro in diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia. Le famiglie della parrocchia mettono a disposizione la cifra che serviva e con don Luigi e don Alessandro concordano la restituzione, da gennaio 2016. La notizia giunge al vescovo, Francesco Alfano, che si mobilita fino ai coinvolgere i missionari italiani in Svizzera. Nei mesi che hanno preceduto l’apertura del Mulino di Gragnano i ragazzi hanno studiato a fondo la produzione della pasta facendo esperienze lavorative in pastifici locali rinomati.
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