sabato 25 febbraio 2017

C’era una volta il tram

di Filomena Baratto

Vico Equense - Oggi percorrere la Statale 145, da Castellammare a Sorrento, in auto, con una vista panoramica unica, è un vero piacere. Un percorso a tornanti, che alterna città e costa alta, con lunghi tratti di vista mare e altrettanti con distese di ulivi su terrazze degradanti e altri ancora con montagna rocciosa alle spalle. Il percorso lo si conosce a memoria così da non fare caso alla varietà di paesaggi né al panorama. Ma quando un mandorlo fiorisce o il mare diventa di un colore zaffiro o il sole splende nella sua veste migliore e l’aria è dolce come non mai, anche l’abitudine reagisce e si sveglia dal torpore guardando con occhi nuovi. Anche i più refrattari si scuotono al linguaggio della natura. Una volta questa strada era solo un abbozzo che costeggiava il mare, una mulattiera. Si affrontava il viaggio ben conoscendo le difficoltà e la durata, solo in casi indispensabili. Già Ferdinando II nel 1843 aveva reso questa stradina da sterrata e impervia a percorribile, che costeggiasse il mare e si tenesse sotto la montagna, cercando di attutire tutti i rischi e pericoli che essa comportava. Allora la montagna era al suo stato vergine e non c’era bisogno di monitorarla per tenerla a bada. La vegetazione riusciva ancora a contenere quella caduta massi a cui siamo tanto abituati oggi. Il tratto era più adatto alle carrozze, ai cavalli, alle carrozzelle e a chi aveva voglia di percorrerla a piedi. Fu proprio la volontà di renderla percorribile e agevole a far decidere alle amministrazioni che doveva assumere le caratteristiche di una strada principale. Una prima concessione di tram a vapore risale al 1880, per la necessità del passaggio di merci da una parte all’altra della penisola come alternativa alla via del mare.
 
L’idea del tram elettrico fu accolta con grande clamore da tutti. La prima corsa fu inaugurata nel 1906 e il tram andò a sostituirsi alle carrozze, rendendo possibile lo spostamento degli abitanti stabilendo così la comunicazione tra Castellammare e Sorrento passando per i vari paesi della costiera. La sua nascita diede lavoro a un centinaio di persone. Il tratto constava di 19 km con una corsa della durata di un’ora e mezza circa e con partenze ogni mezz’ora. Il biglietto veniva fatto al costo di una lira. Per la nuova linea tramviaria la strada dovette subire notevoli interventi per adattarla alle rotaie. Le vetture venivano dalla Germania e trainate dai buoi per raggiungere il deposito a Meta prima di poterle far circolare. La proposta di una tratta tra Castellammare e Sorrento fu fatta per la prima volta dal francese G.Haour il cui progetto passò poi, viste le continue difficoltà cui andava incontro, nelle mani di un Consorzio di persone. Nacque così la Società “Tramvia Sorrentina”. L’arrivo del tram invogliò la gente a muoversi, a uscire, a incontrarsi. La gioventù del tempo si serviva di questo mezzo come luogo di socializzazione e di divertimento oltre che per spostarsi lungo la costa. Diede la possibilità ai ragazzi di varie età di raggiungere le scuole a Castellammare di Stabia, rendendoli, già a quel tempo, dei pendolari. L’inizio fu pieno di impedimenti e problematiche burocratiche. La strada era sempre di difficoltosa percorrenza e notevoli furono le spese da sostenere per mantenerla. La guerra apportò gravi impedimenti alla tratta che in breve divenne precaria e poco affidabile. Nel momento in cui le casse della società cominciavano a godere dei proventi, la seconda guerra mondiale la rese impraticabile. Successivamente, dopo un ponte divelto e molte parti danneggiate, riaprì nel 1944 con un uso parziale e un tempo ridotto, con corse che avevano come orario ultimo le 15.00 e continui lavori in corso. La lunga vita della Tramvia Sorrentina terminò nel 1948 con la nascita del tratto ferroviario da Napoli a Sorrento. A quel punto il suo utilizzo non fu più di primaria importanza e il percorso fu trasformato in strada costiera. La lentezza del tram induceva ad ammirare panorama e paesaggi, quando ammirare significava guardare consapevolmente ciò che si poneva davanti agli occhi e prenderne atto. La velocità e la comodità del viaggio, oggi, lascia in noi solo sprazzi di immagini come fotogrammi che si perdono e a cui non diamo più la dovuta importanza. Quanta bellezza deve essersi fermata negli occhi di chi, allora, sorridente, prendeva il tram e con una lira, non solo viaggiava, ma aveva il tempo di apprezzare, fantasticare e progettare, dando un gran da fare all’immaginazione. Quanti incontri, risate, chiacchiere lungo il tragitto, quante espressioni, smorfie di meraviglia, di apprezzamento, quanti giochi creati dietro al finestrino indicando persone, luoghi, barche, orizzonte. Momenti rimasti ancora oggi nelle persone che quel giro hanno potuto effettuarlo e ne serbano i ricordi.

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