martedì 5 agosto 2025

L'analisi. Spiagge bene pubblico ora la politica si attrezzi

Giuseppe Guida
di Giuseppe Guida - La Repubblica Napoli

Con il termine "rivoluzione" non si indicata solamente un processo rapido e violento fatto di trasformazioni e politiche, sociali e culturali, che portano a una condizione radicalmente diversa da quella precedente, ma anche il moto di un corpo celeste attorno a un altro corpo: una danza in equilibrio nello spazio che genera continue mutazioni di stagioni, temperature, orientamento. In Italia, sul tema delle spiagge e degli arenili in generale sta avvenendo qualcosa di simile, e cioè un mutamento lento e non arrestabile di risarcimento e di molta meno tolleranza verso gli equilibri precedenti che vedono la maggior parte dei litorali, e nello specifico le parti migliori di essi, dati in concessione e i concessionari approfittare di questa strana tipicità italiana aumentando i prezzi e spesso imponendo regole e regolamenti al limite delle leggi vigenti. Le varie associazioni e comitati in difesa della demanialità e del "bene pubblico" spiaggia, dimostrano questa nuova condizione con la quali la politica e le politiche di governo dei litorali devono e dovranno fare i conti. In Campania, come su tanti altri fronti, queste tematiche sono a volte portate all'eccesso. I concessionari tendono a perpetuare una condizione surreale di "proprietà" degli arenili tenendo cancelli chiusi, imponendo gabelle anche ai minori di 12 anni, rendendo difficoltoso l'accesso alla battigia, addirittura stabilendo condotte sociali e comportamentali da respingere, come il divieto di introdurre cibo e altre invenzioni regolative prive di sostegno logico, oltre che di legge.

 

A questa tenzone, oramai costante da qualche anno, non si può più essere indifferenti. Troppo spesso le amministrazioni pubbliche, comprese quelle che gestiscono direttamente i litorali, anche quelli portuali, hanno assunto le sembianze di passacarte dei concessionari, tribunali impropri in difesa dei lidi privatizzati, soggetti attivi soprattutto nella tutela dello status quo, piuttosto che nella guida delle inevitabili trasformazioni, con nuove gare vere, nuovi soggetti economici entranti e nuovi soggetti civici che non chiedono, ma oramai pretendono, il cambio di passo secondo quando scritto in Costituzione, in primis, e nelle norme di settore poi. Perno centrale di questa nuova condizione che deve essere presa in considerazione e che deve essere correttamente gestita, sono i Comuni. Anche su questo la Campania, è utile dirlo, sta facendo da apripista in maniera quasi pionieristica. Gli esempi delle spiagge restituite alla collettività, eliminando cancelli, cancellate, muretti, immobili abusivi e regolamentando parcheggi e accessi carrabili, come nel caso di Bacoli, o il nuovo progetto del waterfront di Portici, oppure la decisione di lasciare libero e attrezzato l'arenile ritrovato dopo 50 anni di Castellammare di Stabia, sono lì a rappresentare che narrazioni diverse sono possibili e sono possibili anche contemperando l'interesse pubblico e quello privato, rilanciando economie nuove, nuove attività, nuove prospettive. È evidente, però, che i comuni non possono essere lasciati da soli a governare questo processo, così come non si può continuamente sperare nei Tar e nei controlli sporadici della Capitaneria. Le spiagge hanno bisogno di un nuovo progetto pubblico, interventi diretti, risorse economiche mirate, non semplicemente del liberalizzare e basta. In questo senso, sono fondamentali i Piani di utilizzo degli arenili e, sempre in questa direzione, anche il Piano regionale non sembra aver colto appieno questa nuova condizione, proponendo unicamente il rispetto di percentuali (minimo 30 per cento libero, ad esempio), di norme tecniche, di standard e di indirizzi prestazionali. Uno sfondo certamente necessario, ma che deve essere ora integrato con regole innovative e chiare e imposizioni dirette e non negoziabili. È in corso un processo culturale e sociale, cui la politica deve e sa rispondere, come dimostrano i casi citati. E come tutti i mutamenti che non si possono arrestare, devono essere governati e governati, nel caso specifico, senza irricevibili bluff. 

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