Indaga una task force di specialisti per accertare le responsabilità. Tre fronti di fuoco attivi, colonna di fumo visibile dallo spazio
di Dario Del Porto - La Repubblica
Terzigno - Fino a via Zabatta la strada è buona. Ma una volta superato il campo sportivo di via Emblema a Terzigno niente è più come prima. La montagna è avvolta dal fumo, elicotteri e canadair la sorvolano tutto il giorno fino a un istante prima che faccia buio. Assieme ai vigili del fuoco c'è l'esercito, sono arrivati volontari da tutta Italia. Ma il rogo resiste, è attivo ancora su tre fronti. Appena qualche metro più avanti e il disastro del Vesuvio si mostra in tutta la sua enormità: la pineta è quasi completamente ridotta in cenere. Le fiamme l'hanno divorata, il paesaggio appare «veramente spettrale. È un'immagine tristissima», come dice scosso il sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri, reduce da quelle che non esita a definire come «ore drammatiche». Le ultime nel primo pomeriggio di ieri quando l'incendio, spinto dal vento, è arrivato fino a 500 metri dallo stadio della cittadina. L'intervento dei soccorritori l'ha respinto, ma si dovrà aspettare ancora, si spera non oltre la giornata di oggi, per poter «tirare finalmente un sospiro di sollievo», spiega il presidente del Parco nazionale del Vesuvio, Raffaele De Luca. E aggiunge: «Bisogna insistere e prestare attenzione alle alte temperature, sperando che il vento non si alzi.
Si continua a lavorare come fatto finora senza abbassare la guardia». Sul terreno ci sono almeno 350 operatori: 150 della Regione Campania, altri 150 provenienti dal resto d'Italia dopo la firma dello stato di mobilitazione chiesto dal governatore Vincenzo De Luca e disposto dal ministro della Protezione civile Nello Musumeci, più altri 50 soldati. Nel corso delle attività di bonifica a piedi finalizzate allo spegnimento dell'incendio un caposquadra della Comunità Montana dei Monti Lattari, di 58 anni, è stato colpito nel crollo da un albero di medie dimensioni. Ora è in ospedale, con un taglio al collo, dolori alla schiena e una distorsione alla caviglia destra. Le fiamme hanno assestato un duro colpo anche all'economia della zona. La presidente di Coldiretti Napoli, Valentina Stinga, lancia l'allarme: sono stati devastati molti vigneti del Lacryma Christi e le produzioni di altre eccellenze locali come i pomodorini del Piennolo e le albicocche Pellecchiella. È presto per una stima dei danni, intanto una task force investigativa specializzata dei carabinieri è già sul campo per indagare sulle cause del rogo in coordinamento con la Procura di Nola diretta da Marco Del Gaudio. «Non si può escludere che ci sia dietro la mano dell'uomo anche stavolta - argomenta il presidente del Parco nazionale - semplicemente perché la statistica ci dice che il 90 per cento degli incendi ha un'origine dolosa o colposa. Chi può essere interessato a fare questo? Non oso immaginare una coscienza umana che possa produrre un danno così grave e irreparabile». Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha convocato il centro coordinamento soccorsi e segue le operazioni di spegnimento dell'incendio in collegamento con il Dipartimento della Protezione Civile e la Regione. Oggi sono attese altre dieci squadre per potenziare il contingente schierato lungo i tre chilometri interessati dal fuoco. La variabile più temuta è il vento che ad ogni cambio di direzione può riattizzare il fuoco. Cala l'oscurità, ai piedi del Vesuvio si annuncia un'altra notte di attesa e angoscia. Il sindaco Ranieri però guarda avanti: «Ci risolleveremo, perché siamo già rinati tante volte: rinasceremo con la nostra pineta».

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